È trascorso poco più di un mese dalla fine del conflitto russo-georgiano ma Washington e i suoi accoliti continuano a tramare contro Mosca e le Repubbliche indipendentiste di Abkhazia e Ossezia del Sud, puntando ad integrare stabilmente Tbilisi nell’Alleanza Atlantica. A conferma dei propositi bellicosi degli Usa è giunto ieri nella capitale georgiana il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, accompagnato dai 26 rappresentanti degli Stati membri, per esprimere il sostegno dell’Alleanza Atlantica alla Georgia e per discutere della richiesta del Paese di entrare nella Nato. Naturalmente, secondo un copione già visto, il segretario generale ha promesso di approfondire le relazioni con la Georgia puntando il dito contro Mosca. “L’uso della forza russa - ha osservato de Hoop Scheffer - è stato indiscriminato e Mosca deve ora portare a termine tutti gli elementi del piano in sei punti, inclusi quelli aggiuntivi apportati la scorsa settimana”. Il responsabile della Nato ha quindi affermato che la nuova commissione, istituita tra Tbilisi e l’Alleanza, potrebbe permettere “discussioni profonde sulla situazione della sicurezza regionale” e intensificare “le relazioni tra Nato e Georgia”. Approfittando della situazione e delle promesse dell’organizzazione militare di Washington il presidente georgiano Mikheil Saakashvili ha chiesto perciò l’accelerazione del processo d’integrazione della Georgia nella Nato. E nel corso dell’incontro con il segretario generale dell’Alleanza, il leader di Tbilisi ha “pubblicamente accolto l’istituzione” di una nuova “commissione Nato-Georgia”. La commissione dovrebbe “funzionare” allo scopo di “intensificare ed accelerare la nostra cooperazione e integrazione”, ha aggiunto Saakashvili. Per non smentire le posizioni del segretario generale sono giunte sempre ieri le dichiarazioni del capo di Stato maggiore Usa, l’ammiraglio Mike Muellen, che nel corso di una visita ad Ankara, ha affermato senza mezzi termini che la Nato dovrebbe intervenire a difesa della Georgia, qualora Tbilisi entrasse nell’Alleanza Atlantica e nell’eventualità in cui venisse attaccata dalla Russia. Estremamente duro contro Mosca è stato ancora una volta il segretario generale della Nato in un’intervista pubblicata ieri dal quotidiano economico londinese Financial Times, in cui ha affermato che il mantenimento da parte della Russia dei suoi soldati nelle regioni secessioniste georgiane non è “accettabile”. Il numero uno dell’Alleanza Atlantica ha avuto l’ardire di criticare la scelta russa di mantenere le truppe in Abkhazia e Ossezia del Sud, spiegando che la decisione è in contraddizione con l’accordo di cessate il fuoco negoziato ad agosto dall’Ue, che prevede un ritorno delle truppe russe alle posizioni che tenevano prima del conflitto. “Se i russi restano in Ossezia del Sud con delle forze così numerose, non lo ritengo un ritorno allo status quo”, ha osservato de Hoop Scheffer, sottolineando che “la scelta di mantenere forze russe in Ossezia del Sud e in Abkhazia non è accettabile”. Purtroppo il segretario dell’Alleanza avrebbe fatto meglio a tacere, infatti con questa dichiarazione dimostra di far finta di dimenticare che l’Ossezia del Sud fu invasa dalla Georgia, e che l’intervento armato della Russia fu soltanto una risposta alle oltre 1400 vittime, fra sudosseti e peacekeepers russi dislocati nell’area, uccise dall’esercito di Tbilisi. D’altronde la presenza degli Usa si è fatta sempre più minacciosa nella regione che costituisce per l’impero a stelle e strisce uno snodo importante sia dal punto di vista strategico che energetico. Infatti lungo il territorio di Tbilisi passa l’oleodotto BTC, inaugurato nel 2005, proveniente da Baku (Azerbaigian) e diretto a Ceyhan (Turchia). A conferma degli interessi statunitensi nell’area e con la scusa di voler combattere il “terrorismo internazionale” dal 2002 Washington ha inviato 200 militari statunitensi per addestrare l’esercito georgiano nell’ambito della missione Train and Equip program. Una presenza quella delle truppe Usa accertata anche prima del conflitto russo-georgiano dell’agosto scorso che dimostra come gli Stati Uniti abbiamo tutto l’interesse ad insediarsi stabilmente nell’area transcaucasica in chiave assolutamente anti-russa.
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