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Ma il nemico chi è?

| Giovedì 1 Agosto 2002 - 19:32 | Maria Lina Veca |

Vesti strappate, squilli di trombe, stendardi levati a difesa della libertà... ritornando da un breve viaggio, leggo titoli gravi e allarmanti che esortano alla “vigilanza”, che parlano di “campana a morto per la democrazia”: ma cosa sarà mai accaduto? Sfoglio avidamente le notizie di agenzia e, infine, capisco quale sia la “pietra dello scandalo”.
Apprendo, infatti, che i titoli sopra citati si riferiscono a questo avvenimento: “I carabinieri di Tolentino, provincia di Macerata, si sono presentati in alcune aziende delle Marche per farsi consegnare le liste dei dipendenti iscritti ai sindacati. Si sarebbe trattato di una richiesta necessaria al controllo del territorio. In seguito, dopo la presentazione di un’interrogazione parlamentare sul fatto, sono tornati presso almeno una delle aziende, la Poltrona Frau di Tolentino in provincia di Macerata, per riconsegnare l’elenco e scusarsi. A rivelare l’accaduto, che ha suscitato reazioni preoccupate dei sindacati, è stato il senatore dei Ds Guido Calvi, che ha presentato un’interrogazione al ministro della Difesa Antonio Martino.”
Un altro comunicato ci informa che “alla Poltrona Frau di Tolentino si è svolta una affollatissima assemblea di fabbrica, nel corso della quale si è annunciato che “Ci iscriveremo tutti al sindacato, in modo da agevolare il lavoro dei carabinieri.”
Con questa battuta un operaio ha riassunto il senso dell’assemblea: oltre 100 gli operai che affollavano la sala riunioni e i corridoi, e fra loro anche alcuni impiegati. I segretari provinciali della Cgil e della Cisl di Macerata, Aldo Benfatto e Franco Patrignani, e i rappresentanti sindacali di categoria, hanno riassunto insieme alla Rsu le tappe della vicenda degli elenchi dei sindacalizzati chiesti dal maresciallo e due carabinieri in borghese della Compagnia di Tolentino ad un impiegato della direzione.”
Altri comunicati ci informano della rimozione del capitano Rosario Gemma e del maresciallo Aringoli: “Anche il maresciallo Aringoli della Compagnia carabinieri di Tolentino, coinvolto nella richiesta di acquisizione degli elenchi degli operai iscritti ai sindacati alla Frau e in altre aziende della zona, verrà trasferito ad altra sede, nelle Marche ma fuori dalla provincia di Macerata. Prima di lui era stato il suo comandante, il capitano Rosario Gemma, rimosso sabato sera dal comando generale dell’Arma, a dover lasciare l’incarico. Entrambi sono sotto inchiesta disciplinare per i controlli “anomali” sul tasso di sindacalizzazione alla Poltrona Frau, alla Nazareno Gabrielli, alla Laipe e alla Nuova Simonelli, che, secondo quanto ha ribadito anche oggi il Comando regionale, sono stati frutto di un errore, di una procedura sbagliata e inopportuna, adottata però in buona fede per approfondire la conoscenza del territorio.”
Cerchiamo allora di fare il punto della situazione e di “leggere” i fatti: da un lato abbiamo “un errore, una procedura “inopportuna”, per la quale è stata già disposta dall’Arma un’inchiesta amministrativa.
Un evento isolato, localizzato, che non sembra prevedere né disposizioni, né progetti, né scenari generali e/o generalizzabili. Dall’altro lato, abbiamo una terminologia mediatica che parla di “blitz nelle fabbriche marchigiane”, di “schedature”, di “carattere intimidatorio”, di “dimostrazione di forza da parte del potere”, di “attacco politico al sindacato in un momento in cui c’è divisione interna”.
Ma quale è il reale significato di quello che è accaduto? A noi sembra di poter evidenziare almeno quattro punti- chiave utili per la valutazione dei fatti:

1) per quanto “inopportuna” e, tutto sommato, non utile per “la valutazione del territorio”, possa apparire l’iniziativa del Capitano di Tolentino, va però ricordato che l’appartenenza sindacale, la titolarità di rappresentanza, la stessa iscrizione, non sono dati segreti o clandestini, bensì, come si conviene a libere e democratiche attività, sono dati pubblici, noti a centinaia di persone, conoscibili più o meno da chiunque;

2) nell’accostare alla notizia le fotografie della polizia in assetto da guerra che circonda le fabbriche negli anni 60 , ci sembra che si tenti un salto logico-temporale quantomeno esagerato e privo di lucidità storica .
L’Arma non è oggi riconducibile, né sul piano nazionale né su quello internazionale, a nefaste immagini di repressione e di attacco ai lavoratori. Basti pensare agli oltre mille carabinieri attualmente coinvolti in missioni all’estero , basti pensare all’azione a favore della popolazione civile, agli interventi per fermare il “commercio” di esseri umani, alla straordinaria presenza su territori diversi e difficili, basti pensare alle aree più importanti di intervento di MSU, che riguardano la prostituzione, il “traffico” di persone, il monitoraggio ambientale e le armi.
Che tutto questo venga rimosso, ritornando ad immagini degli anni 60, per un episodio come quello di Tolentino, sembra, francamente, un po’ eccessivo;


3) i sindacati vivono, sicuramente, uno dei momenti peggiori della loro storia: spaccati come non mai, divisi e inefficaci, dopo essere stati per anni “ammortizzatori” e “interpreti”, a modo loro, delle istanze dei lavoratori, sembrano oggi giocare sempre più il ruolo dei “capponi di Renzo”: dopo aver perduto la loro anima, la loro identità, sempre più appiattiti sulle richieste del “padrone” e del “mercato”, disposti a considerare “conquiste sociali” il “telelavoro”, il “lavoro interinale”, il “lavoro a tempo determinato”, tutte parole che si possono tradurre in precarietà/ricatto/non-lavoro, ecco che i sindacati non potevano perdere l’occasione di identificare finalmente “il nemico”, il cattivo, “la minaccia” alla libertà, costituita, nel caso specifico, da due carabinieri di Tolentino! Un po’ di senso della misura non guasterebbe...

4) quello che occorrerebbe considerare con più serietà non è il comportamento dell’Arma, ma quello della politica governativa, quello sì a tratti vagamente inquietante: perché cosa ben diversa dall’inopportuna richiesta dei “sindacalizzati” di Tolentino avanzata dal Capitano, è la richiesta del Ministro Maroni dell’elenco dei partecipanti allo sciopero indetto dalla CGIL o quella del Ministro Sirchia, dei veterinari che hanno scioperato per ottenere uno stipendio negato da mesi.
Ma qui entriamo in uno scenario ben diverso.

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