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All’aeroporto di Capodichino i tumori uccidono e cresce la paura fra i dipendenti

| Mercoledì 2 Aprile 2003 - 18:29 | di Maria Lina Veca |

I dipendenti civili dell’aeroporto di Capodichino vogliono che qualcuno dica loro, una volta per tutte e con chiarezza, quanto sia incerto il confine fra il personale civile e la guerra, quanto sia incerto il confine fra gli spazi civili dello scalo internazionale e gli hangar della base NATO, quanto sia incerto il confine fra la difesa della loro salute e la morte per tumore o per linfoma di Hodgkin che “viaggia” con gli aerei cargo della NATO. Sono domande che trecento persone appartenenti al personale Alitalia e Atitech, attivo all’aeroporto di Capodichino, hanno sottoscritto, presentando (autotassandosi per sostenere le spese) il primo esposto alla procura di Napoli nell’estate scorsa e mettendo in moto un’inchiesta condotta dal sostituto procuratore di Napoli, Ettore La Ragione. A difendere gli interessi dei dipendenti un pool di quattro avvocati, i penalisti Sergio Pisani e Damiano De Rosa, i civilisti Carolina Capaldo e Angelo Pisani.
Negli ultimi cinque anni, tra gli impiegati dei piani alti e gli operai al piano terra si sono registrati troppi casi di tumori, casi di linfoma di Hodgkin e, soprattutto, di morti per leucemia. Ventuno casi negli ultimi due anni e mezzo, dieci casi soltanto nel 2002. “Cinque casi di leucemia acuta, due linfomi, un melanoma, un tumore ai polmoni, due al seno, due al collo dell’utero, due in corso di definizione”: così recita l’esposto, dimostrando, dati alla mano, che l’incidenza del cancro fra i dipendenti di Capodichino è di 138 volte superiore alla media.
I lavoratori dello scalo hanno recentemente indetto una conferenza stampa nella sede del Sulta, il sindacato unitario del trasporto aereo. Dopo che, sulla pista di Capodichino, era scattato l’allarme per la presenza di radioattività, segnalato dai sensori a bordo della pista di volo, ed erano aumentate le preoccupazioni per la sicurezza dello scalo, letteralmente “sovrastato” dalla base militare Usa.
Si aspetta ancora di conoscere l’esito della richiesta di accertamenti indirizzata alla Procura e alla Asl di NA1 firmata dai rappresentati dei lavoratori e alla sicurezza di Cgil, Cisl, Uil, Sulta della Palazzina Alitalia il 13 febbraio dell’anno scorso, ancora senza risultati.
“In particolare ci interessa - ha dichiarato il senatore Tommaso Sodano, componente Prc della commissione Lavoro di Palazzo Madama - capire quali aerei transitavano sulla pista venerdì 21 marzo, quale materiale trasportassero; se venisse confermato il passaggio di armi contenente uranio impoverito sarebbe oltremodo grave. Ad alcuni lavoratori dell’aeroporto, è stato accertato un tipo di tumore catalogato come “linfoma di Hodgkin”, lo stesso riscontrato ai militari intervenuti nell’ex Iugoslavia. Il governo deve chiarire presto ed allo stesso tempo deve agire per accertare le cause del tragico allarme. Si effettui una indagine epidemiologica tra tutti i lavoratori e per campione tra i cittadini dei quartieri adiacenti a Capodichino”.
Ricordiamo quello che ha scritto recentemente Guido Ceronetti “ L’Italia ha una specialità , per rendere tutto compatibile con l’ambiente , per inquinare proteggendo, per distruggere conservando, per fare ammalare e crepare senza danni per la salute: si spostano i limiti di tollerabilità, semplicissimo...”
Oppure si cambiano i nomi delle cose, si confondono le carte, si intorbidano le acque, si depista, si occulta, si dice tutto e il contrario di tutto: “non è l’uranio che uccide , sono i vaccini...”, “non è la contaminazione radioattiva, è l’arsenico...”, “non sono i bombardamenti “umanitari” della Nato, sono le tubazioni di piombo “...e via dicendo, non è questo è quello...
Ceronetti continuava con questi “suggerimenti”: “se chiamiamo la diossina “bicarbonato”, la possiamo usare anche come detergente e per lavarci l’insalata...si può anche chiamare raffreddore il cancro, togliendo di mezzo la brutta e allarmante parola, il male sparirà immediatamente. Gela insegna. Abbiamo un governo che più italiano non si può. Una vera congrega di maghi...”
Si può chiamare l’uranio arsenico, e dare la colpa dei tumori alle vecchie miniere d’argento (come a Salto di Quirra), si può dire che i colpevoli della “sindrome dei Balcani” sono quattro medici militari che hanno fatto vaccini sbagliati, si può dire che in Serbia e Kosovo è stata fatta una missione “umanitaria”... Sono passati ventisei anni dalle immagini dei bambini di Seveso, con il viso devastato da qualcosa che li faceva assomigliare alle vittime sopravvissute di Hiroshima : immagini che portarono nelle case di tutti gli italiani la parola “diossina”.
Ma forse bastava non chiamarla “diossina”, magari chiamarla “borotalco”, e, come per incanto, la devastante nube chimica, che “passò” sulla testa di oltre 300.000 persone, sarebbe svanita.
Per l’altro petrolchimico assassino, quello di Gela, si è fatta un’operazione più semplice, addirittura disarmante nella sua immensa semplicità: un decreto ha cambiato la definizione del pet-coke, ora non si chiama più “rifiuto”, si chiama “combustibile non inquinante”, e così si riapre la fabbrica , i sindacati sono soddisfatti perché non si perdono posti di lavoro, e tutti possono morire di cancro, felici e contenti.
E la battaglia non finisce, la battaglia è infinita: ci sono tutti gli altri che chiedono giustizia, che aspettano che venga restituito un peso e una dignità alla loro morte, decretata da una logica di profitto e sviluppo tutta contro l’uomo: ci sono i morti per amianto della Good Year di Cisterna, ci sono i morti “scomparsi” della SIAPA, “azienda ecologica” di diserbanti, che, per semplificare il problema, ha addirittura cancellato gli operai deceduti dall’elenco dei lavoratori impiegati nell’azienda (anche questa un’operazione “geniale” nella sua semplicità: “sei ammalato? Sei morto? Non c’è problema, perché non sei mai esistito...”)
E ci sono le vittime dell’uranio impoverito, prese in giro da istituzioni militari e politiche, morti per cancro che viene chiamato “stress psico-fisico” , civili ammalati e morti grazie alle “missioni di pace” ...basta negare che esista l’uranio impoverito, basta dire che, se anche esiste, non è stato usato, o che, comunque, fa bene alla salute.
Basta fare qualche decreto che cambi il nome delle cose, basta confondere le acque, basta inquinare le prove, basta mentire. Si spostano i limiti di tollerabilità, si trasformano le definizioni, si inventano nuovi termini...e si nominano commissioni che daranno il loro responso fra anni, o che hanno già un responso pronto, ancora prima di cominciare a lavorare.
Quale sarà la “giusta” definizione per l’allarme - radioattività di Capodichino? Scopriremo che anche fra i dipendenti dell’aeroporto napoletano c’è un’epidemia di “stress psico-fisico”? O si tratterà di “danni collaterali” legati alle “necessità” dei cargo della NATO?

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