I vertici Rai sono riusciti, qualche giorno fa, a nominare il nuovo direttore generale. Ma l’elezione Flavio Cattaneo non sembra aver riportato la serenità in casa Rai. Infatti il nuovo dg è stato eletto con tre voti a favore e due astenuti. Il neoconsigliere Giorgio Rumi non ha votato a suo favore, e non lo ha fatto nemmeno il presidente Lucia Annunziata. Per Rumi il problema sarebbe stato l’eccessiva sollecitudine nell’indicazione di Cattaneo, ex presidente e amministratore delegato della Fiera di Milano, un nome che al consigiere Rai è sembrato “cadere dall’alto”. “La mia perplessità - ha spiegato Rumi - era per una certa non maturazione delle candidature. Se, forse, si fosse riflettuto di più si sarebbe trovato un candidato da votare all’unanimità”. È quindi un fatto che il CdA di viale Mazzini si sia spaccato alla prima votazione. Ed è evidente anche come il nome di Cattaneo non abbia suscitato entusiasmi in parte della maggioranza di governo. Pippo Gianni, deputato dell’Udc, ha infatti dichiarato: “Se fossi al posto suo mi sarei già dimesso perché è evidente che qualcosa non funziona”. Il riferimento è certamente alla mancata unanimità della votazione. “Non so né come né da dove arrivi il nuovo direttore generale - ha continuato Gianni - non so se veramente le capacità che lui ha dimostrato ai mercati generali sia consona per quello che deve andare a fare. La Rai è un’azienda che ha bisogno di persone che abbiano conoscenze, attitudini, dimestichezza e capacità. Non so se il nuovo direttore ha queste capacità. Certo è molto grave che un consigliere e il presidente non abbiano votato per lui”. Vista la situazione, a quanto pare si cercherà di mettere una pezza al problema nominando qualcuno affiancare al neo direttore generale. I nomi che circolano sono quelli già sentiti per la corsa alla poltrona di direttore generale: Giancarlo Leone, Angela Buttiglione e Lorenzo Vecchione per il centro cattolico; Giuliana Del Bufalo, Rubens Esposito e Gianfranco Comanducci per Forza Italia; Franco Iseppi, Marcello Del Bosco e Giuseppe Cereda per l’Ulivo. Insomma, le peripezie dalla “nuova” Rai sembrano non essere destinate a finire.