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Gioco delle parti tra Roma e Bruxelles su Alitalia

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Martedì 12 Agosto 2008 – 11:40 – Filippo Ghira stampa
Gioco delle parti tra Roma e Bruxelles su Alitalia

Con il caldo incombente le discussioni su Alitalia segnano il passo. Il commissario europeo ai Trasporti, il forzista Antonio Tajani, si è attaccato all’ovvio nel commentare il lavoro fino a qui svolto da Intesa-San Paolo e dal suo amministratore delegato, Corrado Passera, per dare vita alla cordata di imprenditori italiani che dovrebbero assumersi l’incombenza di salvare Alitalia e rilanciarla sul mercato internazionale. Tajani ha sostituito nell’incarico il francese Jacques Barrot che aveva gestito la fase in cui, a Palazzo Chigi con Prodi, si lavorava per un matrimonio di Alitalia con Air France-Klm che avrebbe portato la nostra compagnia aerea sotto il controllo francese ed avrebbe trasformato i nostri scali aerei in strutture destinate ad alimentare i collegamenti intercontinentali in partenza da Parigi. E’ fisiologico concludere che Tajani, da esponente di Forza Italia, non possa che vedere con favore una cordata italiana lanciata e sostenuta da Silvio Berlusconi che lo ha collocato nella nuova carica europea. La sensazione quindi è che ci si trovi all’interno di un classico gioco delle parti dove alla fine anche i Palazzi di Bruxelles, pur salvando la forma e la faccia, finiranno per chiudere un occhio sul come questa cordata si formerà ed opererà e nel quale anche il famoso prestito-ponte di 300 milioni di euro (concesso da Prodi ad Alitalia su richiesta di Berlusconi) finirà per essere “interpretato” in maniera più favorevole a Roma. Certo, sul prestito Tajani è stato obbligato ad aprire una procedura di infrazione nei riguardi dell’Italia, perché Alitalia nel 2005 aveva ricevuto soldi in cassa dal Tesoro e dagli altri azionisti sotto forma di una sottoscrizione di un aumento di capitale sociale ed il prestito ponte potrebbe in tal ambito configurarsi come un ulteriore aiuto di Stato elargito ad una distanza di tempo troppo breve e come tale “distorsivo della concorrenza”. Ma è difficile che Bruxelles possa fare la voce grossa in un settore come quello aereo nel quale le compagnie aeree ricevono aiuti finanziari sottobanco dai governi regionali e dalle società che gestiscono il singolo scalo aereo per impiantarvi i propri voli in arrivo e in partenza ed alimentare quindi un bel giro di soldi. Tajani ha così dichiarato che la sua impressione è che l’Italia stia facendo di tutto per ottemperare alle regole fissate dalla UE e ha rivelato di avere di nuovo chiesto a Passera di rispettare le normative europee nella fase di ristrutturazione che la banca padana sta studiando e che la risposta del banchiere è stata positiva. Del resto cosa poteva dire Tajani se non proprio questo? Chi vede invece nero è la radicale Emma Bonino che non crede nella cordata berlusconiana e che in fondo rimpiange il matrimonio mancato con Air France-Klm, più che altro per i minori tagli occupazionali (2.150 esuberi) che esso avrebbe comportato rispetto a quelli (6-7 mila) previsti dal nuovo piano industriale in salsa italiana. La Bonino ha rimarcato l’idea, ironicamente definita “geniale”, di Passera e company di dividere in due Alitalia, con una compagnia con i soldi, gli aerei e i diritti di volo da una parte e una società piena di debiti dall’altra, di cui si dovrebbe far carico lo Stato, ossia i cittadini. In campagna elettorale, ha ricordato si parlava di questa cordata e di un nuovo partner straniero. Ora, ha lamentato, sono passati tre mesi e una soluzione non si è trovata semplicemente perché una soluzione non c’è. Ieri si è saputo che la Procura di Roma ha aperto un fascicolo sul caso Alitalia, dopo la denuncia contro ignoti presentata dal Codacons. Un fascicolo che per adesso non contempla come indagati alcuna persona specifica né qualsivoglia reato. Visto che la compagnia aerea è sull’orlo del fallimento, l’associazione di consumatori ha chiesto che si verifichino le responsabilità di chi, con le proprie scelte o attraverso comportamenti sbagliati, ha di fatto “pesantemente danneggiato” la situazione economica della compagnia aerea e le migliaia di piccoli azionisti che avevano investito il proprio denaro in titoli Alitalia. Insomma, si dovrà andare almeno venti anni indietro nel tempo. Semmai c’è una cosa da domandarsi. E cioè che competenza abbia un magistrato per definire giusta o sbagliata una scelta di carattere aziendale, sia pure riferita a un’impresa a capitale prevalentemente pubblico. E soprattutto, che titolarità abbia lo stesso magistrato per farlo.

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