Il nuovo, si fa per dire, terreno privilegiato di scontro tra governo e opposizione si chiama “vigilanza Rai”. C’è da dire che dopo le polemiche sul nulla, tipo “l’abbronzatura” di Obama, la questione Rai all’apparenza ha un contenuto politico, ma alla fine tutto ritorna ad una bega da comari, ignobili risse da osteria per una poltrona contesa. Brevemente i fatti. La presidenza della Vigilanza Rai spetta all’opposizione che da tempo ha indicato il nome del dipietrista ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Un nome che, comprensibilmente verrebbe da dire, non è gradito al centrodestra che ha invitato la controparte a sostituirlo, visto che in fondo l’elezione avviene con i voti determinanti proprio della maggioranza. Di Pietro, che è quell’esempio di tolleranza e di propensione al dialogo che tutti conoscono, ha invece utilizzato il nome di Orlando come una barricata, un pretesto per alzare il livello della polemica. Giorni fa persino Veltroni (con la partecipazione di Casini) ha tentato una mediazione, chiedendo all’ex pm una rosa di nomi tra i quali scegliere: niente da fare, la risposta è stata picche. Così il centrodestra ha ieri votato sì un uomo del centrosinistra, ma diverso da Orlando, Riccardo Villari, scatenando la bufera. Di Pietro ha addirittura paragonato Berlusconi a Videla denunciando una paurosa deriva totalitaria. In effetti non esistono precedenti del genere nella non esaltante storia di questa repubblica, ma in verità c’è anche un giallo ulteriore. Su 37 deputati e senatori presenti, e 37 votanti, 21 erano esponenti della maggioranza (assente Casoli del Pdl) e 16 quelli dell'opposizione. Leoluca Orlando ha ottenuto 13 voti e c'é stata una sola scheda bianca. Quindi 2 voti per Villari sono arrivati dal suo schieramento politico. Ora Villari dovrà decidere se rimanere al suo posto oppure dimettersi rispettando l’ordine di scuderia del suo partito, in ogni caso non prima di aver incontrato i presidenti Napolitano, Schifani e Fini. Qualunque sarà l’epilogo di questa storia rimarrà una cicatrice, un precedente che ancora una volta dimostra la caducità di questa solo formale democrazia. Per mesi si sono poi azzuffati sulla “vigilanza” di una Rai che ormai produce solo programmi spazzatura oppure trasmissioni dai contenuti palesemente faziosi, niente a che vedere con quel che dovrebbe essere un’emittente pubblica, un servizio e non un confuso palinsesto di prodotti mediatici. L’Italia è aggredita dalla crisi, le famiglie non arrivano più alla fine del mese e i signori del Palazzo non trovano di meglio che azzuffarsi sul nulla. E se è certo criticabile il comportamento della maggioranza come giudicare quello delle opposizioni? Di Pietro che presenta la candidatura di Orlando sapendo bene quali siano le controindicazioni e Veltroni che la difende a lungo per la paura di vedere su quella poltrona un dalemiano, perché quello è da tempo l’incubo peggiore del segretario del Pd. Non esiste un progetto alternativo alla deriva liberista, non c’è più un ideale che non sia la religione del libero mercato, abbiamo un Parlamento appiattito su un centrismo insignificante: altro che vigilanza Rai, qui è il popolo che deve vigilare sull’Italia, prima che sia troppo tardi.
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