Sono passati solo meno di tre lustri dalla fine della cosiddetta “prima repubblica”, ma osservando il panorama attuale dei partiti italiani sembra trascorsa un’eternità. Nessuna sigla e nessun simbolo è sopravvissuto allo tsunami turbo liberista che ha sconvolto l’Italia e con essi, purtroppo, è anche quasi totalmente scomparso lo stato sociale. Alcuni partiti storici, come il Psi, il Pri, il Psdi, il Pli sono proprio scomparsi o presenti oggi come larve residuali, patetici nostalgismi di un passato che non può tornare. La Dc è esplosa in vari nuovi soggetti e ormai dispersa in una diaspora definitiva. Altri, come il Pci o il Msi, non hanno semplicemente cambiato nome e forma, ma sono proprio diventati cosa altra dal punto di vista ideologico, conservando al massimo nel loro Dna qualche attitudine comportamentale del passato. La sostanza politica di questa “seconda repubblica” è sembrata fondarsi su un dualismo che più che tra centrodestra e centrosinistra si fonda su Berlusconi & Co. contro tutti gli altri. A guardar bene non esistono però differenze ideologiche rilevanti, l’unico elemento di distinzione è proprio Berlusconi, al punto di credere che il giorno che verrà a mancare il Cavaliere si possa addirittura giungere ad una fusione tra centrodestra e centrosinistra. Evento questo improbabile, ma solo per motivi di opportunità. Un po’ come succede negli Usa, il modello di riferimento di ogni colonia yankee: due partiti simili ma apparentemente diversi per continuare a far credere ai cittadini che esiste una democrazia dove il loro voto serve a qualcosa. La loro missione, quella vera e inconfessabile, Pd e Pdl l’hanno già portata a termine: annientare ogni vera opposizione che possa minacciare gli interessi della grande lobby usurocratica, reale mentore di entrambi gli schieramenti. Partendo da “destra” scopriamo infatti che il Msi, con tutti i suoi difetti, aveva al suo interno una componente sociale importante, prima marginalizzata in An, poi parte inglobata e il resto espulsa ed ora “normalizzata” e pronta a rientrare. A sinistra è andata forse anche peggio. La sinistra radicale è stata biecamente strumentalizzata per battaglie di retroguardia, imponendo ad essa peraltro continui bocconi amari che ne hanno distrutto la capacità rappresentativa popolare. Oggi si è autoconfinata alla rappresentanza di generiche minoranze, fossero anche di privilegiati, ed al ruolo di cavallo di Troia contro ogni sovranità nazionale. Devastata ideologicamente e alienata dalla realtà le hanno lasciato l’antifascismo come unico collante identitario ed in questo i compagni dimostrano di aver persino dimenticato gli insegnamenti dei vari Lenin e Mao, che seppero scegliere le loro alleanze con concreto pragmatismo riuscendo ad individuare (quasi sempre) i veri nemici contro i quali combattere senza cadere nei tranelli proposti dai loro avversari. Ferrero ha scoperto ieri, proprio ieri, che all’interno del Pd ci sono troppe spinte confindustriali: ma dove stava quando il suo partito governava con Prodi e lui faceva il ministro nel suo gabinetto? E i “comunisti italiani” proprio ieri hanno scoperto che esiste “Rinascita”, il quotidiano della sinistra nazionale: ma dove sono stati dal 1999? ...Ah, sì: insieme a Prodi, Cossiga, Mastella, Rosy Bindi, Binetti & co. (Attenzione: co. non sta per compagni...) Servirebbe oggi una grande unità di popolo contro un grande nemico comune, ma qualcuno dovrebbe decidersi a crescere. E cancellarsi dal libro paga del capitalismo.
|