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L'ombra del Carroccio

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Martedì 18 Novembre 2008 – 11:12 – Decio Siluro stampa
L'ombra del Carroccio

L’ombra del Carroccio incombe sempre più sulla politica italiana. Alle ultime elezioni, quando raggiunse l’8,3% su base nazionale (alla Camera), più che raddoppiando il risultato del voto precedente, si gridò al miracolo; si pensò allora all’effetto combinato di due cause: la volontà diffusa di non votare il centrosinistra dopo lo sciagurato governo Prodi e una certa riluttanza a votare direttamente Berlusconi per chi aveva votato precedentemente per l’altra coalizione. Si valutò quindi il successo del partito di Bossi come una sorta di voto di protesta, un evento poco ripetibile.
A sette mesi circa da quel 13-14 aprile le cose sono in effetti mutate, ma nel segno opposto da quello previsto. L’ultimo sondaggio Swg, realizzato il 12 novembre e diffuso ieri, proietta nelle intenzioni di voto il Carroccio addirittura all’11% su base nazionale. La Lega nord sarebbe oggi saldamente il primo partito nel Veneto mentre in Lombardia se la giocherebbe con Pdl e Pd. Quel che però stupisce di più è lo sfondamento al centrosud che avrebbe operato il partito di Bossi. Secondo l’istituto di ricerca triestino il Carroccio raddoppierebbe i voti in zone dove è invece tradizionalmente debole: nel Centro Italia (Toscana, Umbria e Marche) varrebbe oggi dal 3 al 4% ed a questo punto non sarebbe più fantapolitica ipotizzare, a breve, consensi per la Lega anche nel Meridione più profondo. La cannibalizzazione si consumerebbe per lo più a danno del Pdl, ma non mancano anche flussi di voto provenienti dall’area Pd.
A questo punto bisogna seriamente porsi la domanda: perché? Bossi è quello che ha creato lo slogan “Roma ladrona”, i leghisti hanno inventato un’entità geografica virtuale come la Padania e non hanno mai celato certe intenzioni separatiste, hanno ripetutamente ingiuriato il tricolore e l’inno nazionale, stanno imponendo un federalismo fiscale che sicuramente finirà per ridurre le disponibilità economiche delle regioni meridionali e moltiplicherà gli egoismi: come è possibile che incrementino consensi anche oltre la linea del Po? La risposta è semplice.
Quanto appena detto è sicuramente vero, ma il meno “italiano” tra tutti i partiti di Palazzo è in fondo l’unico che sembra voler difendere l’identità italiana, è l’unico che sembra avere le idee chiare per fermare l’invasione selvaggia ed in fondo è anche quello che sembra meno sensibile al politicamente corretto di oltre Atlantico (e anche di Oltretevere). Le proposte dei “padani” sono a volte pittoresche, altre poco ragionevoli, alcune integraliste (quelle anti-islamiche), ma contengono sempre una qualche critica contro la dittatura del pensiero unico. Certo, in realtà si tratta di un semplice “flatus vocis”, privo di reale volontà di ribaltamento, continua ad essere un voto di protesta, soprattutto di rabbia contro tutta una classe politica appiattita al centro, che smania per fare il cameriere degli Usa e dei burocrati di Bruxelles e Strasburgo, che fa a gara per reggere la tonaca del potere clericale e per inginocchiarsi davanti ai salotti finanziari apolidi. Così, davanti alle proposte di Fini per velocizzare una legge che regali lo status di cittadino italiano ad un’orda di immigrati; davanti al buonismo peloso di Veltroni o di Casini; davanti al nulla pneumatico di Bertinotti & compagni o davanti agli spettacoli da cabaret di Berlusconi la gente arriva a preferire persino Calderoli. E questo dovrebbe far pensare tutti e dovrebbe preoccupare. Parecchio.

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