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Il piano Bush verso il sì del senato

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Giovedì 2 Ottobre 2008 – 15:49 – Filippo Ghira stampa
Il piano Bush verso il sì del senato



Mentre il Senato Usa si riuniva per esaminare la nuova versione del piano finanziario da 700 miliardi di dollari studiato da George W. Bush e dal segretario al Tesoro, Henry Paulson, un piano già bocciato dalla Camera nella sua versione originaria, il primo ministro russo, Vladimir Putin, è intervenuto per stigmatizzare “l’irresponsabilità del sistema finanziario degli Stati Uniti che ha causato la crisi economica globale che stiamo vivendo”. Infatti, ha ricordato, “Tutto quello che sta succedendo in questo momento nella sfera economica e finanziaria è iniziato negli Stati Uniti. Ma – ha insistito Putin - non è una colpa attribuibile a singoli individui ma ad un sistema che si era attribuito la leadership del mondo”. Un intervento che va letto politicamente come un attacco ad un Paese che a causa di una crisi che è strutturale avrà sempre meno risorse a disposizione per continuare ad esercitare la sua supremazia politica e militare e che in più occasioni ha dimostrato di non essere in grado di fare seguire i fatti alle minacce. La nuova versione del piano Bush-Paulson è stato comunque riproposto dal Presidente ai senatori in nome dell’urgenza e per supportare la supremazia americana. Bush ha apertamente parlato di pericoli di recessione in caso di una nuova bocciatura. La nuova versione del piano prevede agevolazioni fiscali e l’aumento delle garanzie governative per i depositi bancari che passeranno da 100 mila a 250 mila dollari. Un fatto che dovrebbe rassicurare i senatori sul fatto che gli elettori non giudicheranno il piano come pensato per aiutare il sistema finanziario (lo stesso che ha speculato e che è quindi responsabile del crollo dei mercati) ma che esso è stato corretto per aiutare il ceto medio che rischiava seriamente di ritrovarsi senza una pensione e senza la casa per comprare la quale era stato accesso il mutuo. E che di conseguenza, il 4 novembre, quando si voterà per la Casa Bianca e per rinnovare la Camera e al Senato, l’avrebbe fatta pagare cara ai responsabili di un regalo fatto al mondo dell’Alta Finanza. L’importanza della posta in gioco è confermato dalla partecipazione al voto due candidati alla Casa Bianca, Barack Obama e John McCain. Entrambi hanno dichiarato che appoggeranno il provvedimento che dovrebbe così godere dell’appoggio sia dei 51 senatori democratici che dei 49 repubblicani. Così il leader della maggioranza democratica del Senato, Harry Reid, ha dichiarato che i senatori di entrambi i partiti ritengono essenziale “lavorare velocemente su questa importante legislazione affinché si possa ristabilire la fiducia per i nostri sistemi finanziari e rafforzare l’economia”. Da qui l’auspicio che “con le migliorie applicate alla proposta dell’amministrazione Bush, il Senato approverà la legislazione che poi dovrà passare anche alla Camera”.

Economia Usa frena
I tassi scenderanno
Se il mondo finanziario si appresta ad incassare l’ulteriore regalo, l’economia reale Usa è in crisi. I cittadini vedono nero e non hanno soldi. Nel periodo tra il 22 e il 26 settembre, le richieste di mutui sono crollate del 23% su base settimanale. Sono crollati (del 34,7%) anche i rifinanziamenti dei mutui in essere. I soldi non ci sono e per i criteri americani, i tassi di interesse sono troppo alti. Il tasso di sconto praticato dalla Federal Reserve è infatti del 2,5% contro il 4,5% praticato dalla Bce. Questo potrebbe spingere il presidente della Fed, Ben Bernanke, a ritoccare al ribasso i tassi, di almeno un mezzo punto, per dare più liquidità al sistema e più respiro ai cittadini. Charles Plosser, presidente della Federal Reserve di Filadelfia, ha spiegato che i tassi sui Fed Funds, i certificati di deposito, dovrebbero rispondere alla situazione dell’economia reale. Se l’economia si indebolisce, allora i Fed Funds devono seguire verso il basso i tassi di interesse reale. E allora, se nel 2009 le condizioni del credito dovessero ulteriormente peggiorare, questo avrà un impatto sulle decisioni di politica monetaria. Le Fed è preoccupata perché “siamo di fronte alla peggiore crisi dalla fine della seconda guerra mondiale”.

I bookmakers accettano scommesse
su rivolte di piazza
Anche i bookmakers, le società che accettano scommesse su qualsiasi evento, non escludono che negli Usa e in Europa possa arrivare una recessione pari se non superiore a quella del 1929. Con proteste e moti di piazza e con una situazione di quasi insurrezione di massa. Del resto quando la gente non ha nulla da perdere, incomincia a protestare…I bookmakers sono convinti che molto presto gli effetti della crisi spingerà la gente alla protesta nelle strade. Così gli allibratori propongono ai propri clienti di puntare su quale sarà la prima delle grandi capitali del mondo a vedere una rivolta nelle proprie strade. In testa al momento c’è New York che paga 2.25. Poi Parigi, (4.00), seguita da Washington (4.33), Londra (5.50), Dublino (8.00). Più indietro Manchester o Tokyo (pagate 9 volte la posta). Una prospettiva che dovrebbe fare contento il buon vecchio Karl Marx che, seppure per un’altra epoca e in un diverso contesto, aveva previsto l’impoverimento e una crescente proletarizzazione del ceto medio e il sorgere di due classi contrapposte, una sempre più ricca ed arrogante, e l’altra, il proletariato, sempre più povera. Una classe che alla fine, non potendone più, avrebbe rovesciato la classe al potere. Che questo possa succedere negli Usa, se mai succederà, per molti potrebbe rappresentare un motivo di grande soddisfazione.

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