Nell’università La Sapienza di Roma - era il biennio 1968-69 e noi studenti occupavamo le facoltà attuando “controcorsi” sul trattato di non proliferazione nucleare imposto all’Italia dalle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, sul Viet-Nam devastato dalla corruzione e dalle bombe americane, sulla Cecoslovacchia “normalizzata” dai carri armati dell’Armata Rossa - una scritta si stendeva per circa 80 metri sulle fiancate esterne di Giurisprudenza: “lotta di popolo contro l’imperialismo russo-americano”. Eh, già. Sugli scarti delle bobine di carta da giornale, che la notte recuperavamo nei cassoni per il macero delle tipografie dei quotidiani, quei graffiti del Movimento Studentesco non denunciavano soltanto i padroni anglo-americani della colonia europea dell’ovest, ma anche i padroni sovietici della colonia nell’est europeo. I conquistatori di popoli, gli smantellatori della libertà e della sovranità nazionale della nostra più grande patria, l’Europa, non erano insomma amati da quella generazione non ancora contaminata (anzi: non ancora avvelenata) dalle pozioni dottrinarie para-marxiste poi versate senza posa dagli ortodossi del comunismo, fgci e pci inclusi. Quella generazione (che si era nutrita di Beatles e di Rolling Stones, di De Andrè e di Reggiani, di Kerouac e di Miller, di Nietzsche e di Malraux e - anche - di Sartre e di Marcuse), insomma, aveva o avrebbe letto non soltanto “Il lago in fiamme” di Frances Fitzgerald, non soltanto “Aden, Arabia” di Paul Nizan, ma anche “Arcipelago Gulag” o “Una giornata di Ivan Denisovic” di Alexandr Solgenitsin. Quarant’anni dopo, di quella stagione di libere analisi, di desiderio di conoscere, di battaglie per la libertà, il Sessantotto, non è sopravvissuto che il veleno iniettato nel “Movimento” dagli infiltrati del Pci e dai loro caudatari, impegnati nelle cento e più sigle vetero-marxiste. Già: le cronache del Sessantotto descrivono agli ignari lettori un mondo giovanile tutto “rosso” e comunista ortodosso. Quello cioè fabbricato ex post dalla Fgci, disciolta ad hoc nel Movimento Studentesco per controllarne gli organi (comitati) di base. E dire che i protagonisti - salvo un pugno di irriducibili movimentisti e un’altra manciata di irriducibili della poi feltrinellamente aggiunta lotta armata - hanno tutti rinnegato il loro passato: il Pci non c’è più e Veltroni si è trasformato in un “non-comunista” dalla nascita. Bondi, Mieli, Ferrara, Liguori si sono riciclati a destra e a sinistra nei ranghi del partito unico liberaldemocratico; il loro leader, Sofri, pluricondannato per omicidio è stato santificato e sparge la sua idiota parola come vate liberal-globalizzatore... Camaleonti, semplici, normali, un po’ viscidi, camaleonti. Che probabilmente in queste ore stanno già mettendosi in posa, di fronte a qualche telecamera, per un qualche speciale elogiativo e panegirista in memoria di Solgenitsin. Un uomo libero e coraggioso, che loro, negli Anni Sessanta, non amavano certo. Che, anzi, dichiaravano pazzo. E che avevano rimosso dalle loro cronache, dalla loro stampa, dalla loro tv, fino all’altro ieri. Ma il vento cambia. E loro seguono il vento. |