Continua lo scontro Tremonti-Draghi. Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha chiesto oggi (ieri. Ndr), nel corso dell’audizione alla commissione Finanze della Camera dei Deputati, di evitare “interferenze politico-amministrative nelle valutazioni del merito di credito di singoli casi”. Lo scorso 11 marzo, Giulio Tremonti ha dato istruzioni ai 150 prefetti circa il ruolo di monitoraggio del credito che, alcuni di loro, dovranno svolgere in futuro, per assicurare che i soldi dello Stato vengano destinati a concreti impegni produttivi di stimolo all’economia e al lavoro. Difatti ha detto Tremonti l’articolo 47 della Costituzione italiana recita che “la Repubblica incoraggia e protegge il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”; cosa attuale e da applicare! Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, si presenta nel panorama internazionale della finanza mondiale come un’eccezione. L’iniziativa di applicare l’articolo 47 della Costituzione italiana, che protegge il credito come “bene costituzionale” va certo nella giusta direzione, nell’affidare ai prefetti il controllo del credito. Criterio che va nella direzione di politica di Banca Nazionale che, se supportata da un programma di importanti investimenti pubblici, è una robusta risposta su larga scala alla crisi. L’iniziativa di Tremonti ha trovato, non a caso, l’opposizione di Mario Draghi, capo del Financial Stability Forum, l’organismo di governo mondiale della finanza (sull’orlo della ‘bancarotta’). Sulla materia si è pronunciato il Prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi; ha spiegato il ruolo degli osservatori provinciali prefettizi: dovranno evitare che ci sia una stretta creditizia nei confronti delle imprese. E ha precisato: “Vigileremo sui flussi di credito dalle banche al sistema delle imprese e lo faremo con buon senso. Il nostro obiettivo e’ proprio quello di verificare che i flussi di credito sia effettivi”. Il prefetto di Milano Lombardi, in un’intervista a La Repubblica, ha indicato che i prefetti sono pronti a svolgere questo nuovo compito. Alle critiche mosse, di chi sostiene i prefetti non abbiano competenze economiche, Lombardi ha risposto che i prefetti (che saranno 20 in tutta Italia) si avvaleranno di staff di economisti e di esperti: “In tempi ordinari, una decisione di questo genere non sarebbe mai stata presa (...) Ma ci troviamo di fronte a una grave crisi economica: il ricorso ai prefetti diventa uno strumento di garanzia in più per tutti che sottolinea l’eccezionalità del momento”. L’intento del governo ha proseguito Lombardi, “è semplicemente quello di verificare che i flussi di risorse erogati dallo Stato vadano effettivamente al credito alle imprese e non vengano utilizzati impropriamente. Del resto, l’articolo 47 della nostra Costituzione è molto chiaro (...) Se qualcuno ha delle critiche su questo provvedimento vuol dire che giudica troppo dirigista la nostra stessa Costituzione”.
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