Nel fine settimana appena trascorso, in Israele si è tornati a parlare della liberazione del caporale dell’esercito, Gilad Shalit. Venerdì 6 marzo i familiari del militare avevano fatto pubblicare sui quotidiani locali un appello con tanto di scritta “Aiuto” in corsivo, che riproduceva la calligrafia del soldato. Il premier israeliano uscente, Ehud Olmert (nella foto), solo pochi giorni prima, si era detto disposto ad assecondare le richieste di Hamas, che, in cambio del rilascio del caporale, chiede la liberazione di un numero considerevole di suoi appartenenti, attualmente nelle mani delle autorità di Tel Aviv. Il portavoce del movimento islamico in esilio a Damasco, Abu Marzuk, aveva comunque fatto sapere che la soluzione della vicenda non è vicina. Marzuk, di ritorno dalla Striscia di Gaza, aveva riportato le parole del comandante del braccio armato del movimento, Ahmed Jaabri: “Prima di essere libero, Shalit, parlerà bene l’arabo”. Un’affermazione che, ad ogni modo, lasciava sottintendere che il militare israeliano fosse ancora vivo. A sostegno di questa ipotesi, ieri, il giornale kuwaitiano al Jarida, citando fonti interne ad Hamas, ha rivelato l’esistenza di un video che proverebbe la buona salute del caporale. Un filmato che, sempre secondo quanto riferito dal quotidiano, sarebbe proprio nelle mani di Abu Marzuk, il quale avrebbe il compito di divulgarlo solo in seguito a concreti sviluppi delle trattative. Ma sempre ieri lo stesso portavoce di Hamas a Damasco ha smentito la notizia affermando, invece, di non sapere nemmeno se Gilad Shalit sia vivo o morto. Non è la prima volta che le affermazioni degli esponenti del movimento islamico in esilio non corrispondo a quelle che provengo dall’interno della Striscia di Gaza. Le due parti, infatti, avevano tenuto un atteggiamento contrastante anche durante le trattative per il cessate il fuoco iniziate in seguito alla conclusione dell’operazione “Piombo Fuso”: da Gaza si promuoveva la via del dialogo, al contrario da Damasco, Khaled Meshal, rifiutava ogni possibilità di accordo. Ma mentre in quell’occasione si poteva trattare semplicemente di un diverso punto di vista tra chi l’offensiva israeliana l’aveva vissuta sulla propria pelle e chi la vedeva da lontano, in questo caso si potrebbe parlare di una strategia concordata. Con Olmert alla guida del governo israeliano, sarebbe più probabile per Hamas giungere a un accordo molto vantaggioso. Tuttavia è altrettanto vero che, tra qualche settimana, poi, il movimento islamico si troverebbe a dover trattare per la propria sopravvivenza e quella della popolazione di Gaza con la coalizione della destra estremista guidata da “Bibi” Netanyahu e senza nemmeno una contropartita di notevole rilevanza mediatica come è Shalit.
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