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Economia
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Commercio extra-Ue: scatto di orgoglio del made in italy a dicembre

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Mercoledì 28 Gennaio 2009 – 17:27 – Sabrina Lauricella stampa


Cosa sta accadendo al nostro export? È questa la domanda che sorge dopo la diffusione degli ultimi dati Istat sull’interscambio commerciale dello Stivale con i Paesi extra-Ue.
Dopo la caduta registrata a novembre scorso, infatti, a dicembre 2008 le esportazioni con i Paesi che non appartengono all’Unione sono cresciute, rispetto allo stesso mese del 2007, del 5,4% mentre le importazioni sono scese del 3,3%. Seppur negativo per 66 milioni di euro, inoltre, il saldo commerciale è risultato in significativo miglioramento rispetto al disavanzo di 1.118 milioni di euro registrato a dicembre 2007.
Positivo anche l’andamento congiunturale: rispetto a novembre 2008, al netto della stagionalità, le esportazioni sono cresciute del 2,1% e le importazioni diminuite del 2,3%.
Come mai, a fronte di una recessione mondiale senza precedenti, l’export italiano si impenna? Come è possibile che il calo della domanda globale influisca in modo così altalenante sul nostro interscambio? Tanto più che, sempre secondo i dati dell’istituto guidato da Luigi Biggeri, nel 2008 le esportazioni sono aumentate rispetto al 2007 verso la maggior parte dei Paesi ed aree geoeconomiche, ad esclusione di Usa e Giappone, con incrementi particolarmente elevati verso i Paesi Opec, i Paesi Mercosur, gli Altri Paesi europei, la Russia ed i Paesi Efta, e che tali andamenti sono confermati anche da impennate record registrate in termini tendenziali, cioè rispetto allo stesso mese del 2007. Un dato per tutti: l’export verso i Paesi Opec è aumentato del 30,3% e verso la Cina del 5%.
Secondo il sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero, Adolfo Urso, il dato riflette “uno scatto d’orgoglio” del made in Italy nel mese di dicembre, scatto che dimostrerebbe come l’industria italiana, nonostante una crisi ormai estesa a tutto il mondo, abbia preso “il passo sicuro del maratoneta” portando per il 2008 ad una crescita dell’export del 3%, vale a dire “eguagliando la Germania e sorpassando la Francia la cui crescita dovrebbe assestarsi poco sopra il 2%”.
Fermo restando che il commercio con i Paesi non Ue rappresenta la fetta meno rilevante dell’interscambio dell’Italia, anche il dato congiunturale rivela una ripresa degli scambi commerciali, più evidente con i Paesi dove è stata fatta una forte attività promozionale del made in Italy, come in Cina. La strategia è infatti consolidata, come conferma anche l’esempio dell’Arabia Saudita dove, dopo la recentissima missione, c’è stata una forte richiesta di know how italiano e il governo saudita ha fatto un primo stanziamento di 95 miliardi di euro per incarichi alle nostre aziende nel settore delle opere pubbliche.
I dati però vanno letti in prospettiva. Nell’intero 2008, le esportazioni sono infatti cresciute rispetto al 2007 del 6,1% ma l’import del 9,4%, con la conseguenza che il deficit commerciale è peggiorato, passando da meno 15.193 milioni di euro a meno 21.420 milioni.
Considerando l’andamento complessivo, l’Italia ha sì aumentato le sue vendite all’estero ma continua ad importare dai Paesi non europei più di quanto non riesca ad esportare. Nell’intero 2008, le nostre vendite hanno registrato aumenti tendenziali in gran parte dei settori di attività economica, con incrementi particolarmente elevati per i prodotti petroliferi raffinati, quelli dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, i metalli e prodotti in metallo, gli alimentari, bevande e tabacco, macchine e apparecchi meccanici e mezzi di trasporto. Incrementi si sono avuti però anche nell’import, e in particolare nei minerali energetici, i prodotti petroliferi raffinati, l’energia elettrica, gas ed acqua. E sono proprio queste voci ad aver registrato i disavanzi più ampi, come nel caso dei minerali energetici e in particolare del petrolio greggio e gas naturale, il cui peso sul totale delle importazioni dai Paesi extra Ue è stato nell’anno 2008 del 35,7%, in salita rispetto al 30,9% del 2007. Rispetto all’anno scorso, il deficit è passato da meno 48.687 milioni di euro a meno 61.394 milioni ma, al netto dei minerali energetici, come hanno sottolineano pertanto i tecnici di via Cesare Balbo, la bilancia commerciale registra addirittura un saldo attivo per 39.974 milioni di euro, in netto miglioramento rispetto a quello di 33.494 milioni registrato nel 2007.
Grazie al calo dei prezzi del petrolio che si è verificato nell’ultima parte dell’anno, come ha sottolineato Urso, il surplus del settore manifatturiero (+5 miliardi di euro) è stato superiore al deficit mensile dei minerali energetici (-4,6 miliardi), contenendo così il disavanzo complessivo con i Paesi extra-Ue a soli 66 milioni di euro rispetto ai 1.118 milioni registrati a dicembre 2007. Nell’intero 2008, inoltre, il surplus manifatturiero con i Paesi extra Ue ha raggiunto la cifra record di 46,1 miliardi di euro che, sommati al surplus di 15,4 miliardi registrato con i Paesi Ue nel solo periodo gennaio-novembre 2008, porta il bilancio provvisorio e parziale del nostro attivo per manufatti a ben 61,5 miliardi. Tale valore rappresenta il record storico assoluto, peraltro notevolmente superiore al surplus di 51 miliardi registrato nel 2007.
In un anno tra i peggiori per l’economia mondiale, insomma, il “made in Italy” ha brillato più che mai, confermandosi competitivo.
A zavorrarlo, dunque, continua ad essere la nostra dipendenza energetica; la stessa che ha contribuito, più di quanto si creda, anche all’aumento del debito pubblico italiano negli anni passati.

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