La politica italiana, passano gli anni, rimane sempre la stessa: perennemente a metà strada tra inciucio e muro contro muro, tra grandi ammucchiate e ribaltoni. Vorremmo che fosse ancora vivo Giovannino Guareschi, per scoprire come avrebbe oggi dipinto i suoi Don Camillo e Peppone: forse il primo sarebbe adesso iscritto al Pd ed il secondo liberista convinto. Il panorama politico attuale non è confuso: è caotico e la sua lettura è sicuramente poco comprensibile all’uomo qualunque (non quello di Giannini, ovviamente). Proviamo a fare un po’ d’ordine. In nome di una del tutto ipotetica “semplificazione” sono nate le grandi coalizioni, ma guardandoci dentro si capisce ancor meno: un uomo di destra come Di Pietro, per esempio, sta nel centrosinistra. La scomparsa dal Parlamento della sinistra cosiddetta radicale avrebbe dovuto favorire il dialogo, ma Pd e Pdl da sempre continuano a fare muro contro muro, senza che questo però impedisca tentativi di inciucio quando si tratta di riforme elettorali confezionate in modo di salvaguardare la sacra poltrona ad entrambi. Il ribaltone è poi sempre nell’aria. Cambia il nome del “ribaltato”, ma è sempre lì in agguato. Bossi e la sua Lega hanno poi già una certa tradizione per essere un partito relativamente nuovo. La rinnovata alleanza tra il Cavaliere e il Carroccio in questa legislatura sembrava a prova di tentazioni ribaltonistiche, se non altro per una certa autonomia numerica del Pdl e perché in passato il salto della quaglia non portò grandi fortune elettorali al Senatur. La carne è però debole e la voglia federalista degli pseudo-padani lo è ancor di più. Davanti alla concreta possibilità di velocizzare l’iter federalista, la Lega sembra perdere la ragione e diventa pronta a qualsiasi accordo. E’ così bastata l’astensione del Pd al Senato sul ddl relativo al federalismo fiscale per riaccendere il telefono rosa tra Bossi e Veltroni. Ieri un altro segnale, forse debole, ma significativo: un’intervista rilasciata da Bossi al quotidiano L’Unità, dopo dieci anni, l'ultima volta risaliva a quando il leader della Lega non aveva ancora ricucito l'alleanza con Silvio Berlusconi. Inequivocabile il titolo dell'intervista: “Con la sinistra dialogo importante. Silvio deve capirlo”. Insomma Bossi è tornato a giocare su due tavoli, sfruttando la disperazione di Veltroni che vede ogni giorno il suo Pd sgonfiarsi di voti e riempirsi di litigiosità interna, per non parlare della questione morale che sembra ormai aver travolto il suo partito. Dall’altra parte Berlusconi sa bene che la crisi economica è seria e che non potrebbe mai affrontarla con una maggioranza risicatissima e per questo è disposto a cedere al Carroccio più del dovuto. Il risultato sarà devastante, per gli italiani. A proposito di federalismo: un sondaggio di Ispo rivelerebbe che il 60% degli italiani sarebbe favorevole al federalismo fiscale, con ovvia prevalenza al nord. Forse è vero, forse no. Certo è che gli italiani erano favorevoli anche all’euro, prima della sua introduzione, ma andate a chiedere ora. E sarà lo stesso con il federalismo: scoprire che si stava meglio... quando si stava peggio.
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