Questa mattina a Londra inizieranno ufficialmente i lavori del G20, il summit dei potenti del pianeta. In realtà le schermaglie verbali sono già cominciate, a distanza, da qualche giorno. La crisi economica mondiale questa volta lascia poco spazio per accordi di facciata e per azioni che rimangono poi solo sulla carta. Il pericolo è concreto ed ognuno cerca di ottenere quel che ritiene sia più utile per la sua parte. Sarkozy ha addirittura minacciato di abbandonare il tavolo nel corso della riunione se questa porterà a decisioni inutili senza affrontare veramente i problemi. Il capo dell'Eliseo vuole misure concrete dichiarandosi indisponibile ai finti compromessi. Intanto il presidente americano Barack Obama ha già incontrato ieri il primo ministro britannico Gordon Brown. “Stiamo lavorando insieme per abbreviare questa recessione. - ha affermato Brown nella conferenza stampa seguita all'incontro. - Si tratta di una crisi senza precedenti: ecco perché serve una soluzione globale”. Anche l’inquilino della Casa Bianca è preoccupato per la crisi e nella stessa conferenza stampa ha affermato: “ci troviamo di fronte alla crisi finanziaria peggiore dalla seconda guerra mondiale, le nostre economie sono interconnesse e dobbiamo trovare una soluzione insieme”. Proprio questo è il punto: tutti vanno cercando la soluzione “globale”, quando la globalizzazione non è la medicina, ma la causa stessa del male. Le ricette di Obama, di Brown o di Sarkozy possono cambiare nella forma, ma hanno tutte la stessa sostanza liberista. Lo stesso G20 non ha ragione di essere, perché a Londra non si incontrano i vertici politici e istituzionali di 20 nazioni in rappresentanza dei loro rispettivi popoli, ma solo i governatori locali di un unico potere mondialista, quello della grande finanza, che per sua stessa natura è apolide, anzi nemica di ogni identità nazionale. La cosiddetta democrazia parlamentare è solo la pietosa foglia di fico che copre la vergogna di una rappresentanza popolare nella sostanza usurpata. A Londra sono già iniziate le manifestazioni di protesta, sfociando anche già in incidenti di piazza. Anche i manifestanti, però, in gran parte rappresentano solo istanze minimali o almeno parziali. Ci sono gli ambientalisti, i pacifisti di vario genere, i generici “no global”, anarchici e anticapitalisti di differente provenienza politica, ma non c’è la gente qualunque, i popoli vessati dalla dittatura mondialista, coloro che saranno presto chiamati a pagare il conto delle malefatte degli speculatori. Nel mondo cosiddetto occcidentale manca ancora una coscienza collettiva capace di far individuare con chiarezza il “male assoluto”. Così le manifestazioni violente di questi giorni a Londra finiranno per ghettizzare una protesta che sarebbe altrimenti sacrosanta e che dovrebbe vedere in strada non poche migliaia di manifestanti a Londra, ma milioni e milioni di persone e in ogni città del mondo. Tutti insieme per testimoniare il rifiuto verso questa società fondata sull’egoismo, sulla prepotenza dei più forti, sulla schiavitù camuffata da libertà. In fondo la parola d’ordine è sempre la stessa: Liberté, Égalité, Fraternité. Anzi, l’ordine giusto dovrebbe essere: egalité (perché senza il presupposto di uguaglianza e di pari opportunità alla nascita non si va da nessuna parte), fraternité (perché senza la solidarietà reciproca non si costruisce nessuna comunità) ed infine liberté, che è il risultato. Libertà dalla povertà, dall’ignoranza e non libertà di sfruttare, come è stata invece intesa dal liberismo attuale. In poche parole questo G20 è solo l’ennesima truffa consumata contro i popoli.
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