Per dare respiro al settore dell’auto, travolto da una crisi profonda di vendite che ha accomunato tutte le economie mondiali, il governo ha scelto la stessa strada già percorsa in passato. Quella di misure in grado di favorire il ricambio del parco macchine esistente spingendo i cittadini a comprarne di nuove, poco inquinanti e a bassi consumi. I tecnici del ministro Scajola, che si sono presi dieci giorni per presentare un progetto definitivo, hanno pensato ad un bonus da 1.500 euro per l’acquisto di un’auto nuova di tipo Euro 4 o Euro5 a chi rottamerà una vecchia di categoria Euro 0, Euro 1, Euro 2, che sia stata immatricolata fino al dicembre del 1999. Misure che, come nel passato, finiranno per aiutare in primis il gruppo Fiat e i suoi diversi marchi. La situazione appare drammatica tanto che il Lingotto e gli Agnelli hanno lanciato il loro abituale grido di dolore all’insegna del più classico “aiutateci!”. L’amministratore delegato di Fiat Auto, Lorenzo Sistino, ha anticipato che questo mese registrerà un crollo delle vendite del 35-40% rispetto al gennaio 2008. Dati che, se confermati, secondo Confindustria, potrebbero comportare la cassa integrazione per 60 mila dipendenti della Fiat. A viale dell’Astronomia si prevede la cassa integrazione per altri 240 mila lavoratori. In ogni caso, gli incentivi dovrebbero andare alle auto con emissioni non oltre 140 g/km di anidride carbonica (CO2) se a benzina o 130 g/km se diesel. Ci sarà pure l’esenzione del bollo per un anno, che potrà salire a tre anni se l’auto rottamata è una Euro 0. Verrebbe esteso l’incentivo, anche se, una volta rottamata un’auto, sarà contestualmente stipulato un contratto annuale di trasporto condiviso (il cosiddetto “car-sharing”) o un abbonamento annuale al trasporto pubblico. Poi, tanto per fare vedere che anche i ricchi piangono, ci sarà un inasprimento del prelievo fiscale sulle auto di lusso, fino ad un massimo di 500 euro, che potrebbe colpire le vetture più inquinanti e di grossa cilindrata come i Suv. Gli esperti, o presunti tali, stimano che nel 2009 le vendite potrebbero crollare a 1,8 milioni di vetture con un calo di circa 360 mila unità. A premere sul governo per aiutare il settore dell’auto (e quindi la Fiat) non sono però i soli ascari del Lingotto e degli Agnelli per i quali i 300 milioni stanziati dal governo sono insufficienti. Il sindacato nel suo complesso preme per interventi rapidi e per l’impiego di risorse adeguate alla drammaticità della crisi dell’auto. Per il segretario generale dell’Ugl, Renata Polverini, occorre rassicurare i lavoratori che manterranno il posto di lavoro: i tanti sono in cassa integrazione e hanno già visto una forte decurtazione della busta paga. Certo, ha puntualizzato, gli incentivi devono essere collegati alla tutela occupazionale e alla ecocompatibilità. Ma anche all’impegno, è questo è un punto basilare, a non delocalizzare la produzione mantenendola in Italia e garantendo che non ci saranno chiusure di impianti. Una richiesta più che legittima visto che solo nello stabilimento polacco di Tichy, la Fiat produce oltre mezzo milione di vetture. Ma per Paolo Galassi, presidente di Confapi, il sindacato delle piccole e medie aziende, si deve andare oltre le logiche del finanziamento ad una sola impresa. E’ l’intero sistema dell’auto che va sostenuto, con aiuti mirati ai settori emergenti e all’indotto. I finanziamenti a pioggia non servono, ha ammonito, e le risorse vanno indirizzate verso quelle aziende manifatturiere che hanno le potenzialità per emergere e che stanno reggendo all’impatto contro la crisi globale.
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