Quella che stiamo per raccontare potrebbe essere la trama di un film, del resto ne sono stati già girati molti di questo genere, invece è una storia vera, una storia drammaticamente vera. Questa storia comincia subito dopo l'11 settembre 2001, una specie di spartiacque per la “sicurezza nazionale” degli Usa. Il ministero della Difesa statunitense registra allora la violazione di una serie di sistemi informatici, dal Pentagono alla Nasa, dal Dipartimento della Giustizia a quello delle Special Investigations dell’Air Force. Potete immaginare la reazione yankee quando hanno scoperto che un hacker gironzolava indisturbato nei siti teoricamente più proteti del pianeta. I servizi segreti (e, si sa, gli americani hanno numerose “agenzie”) si mettono subito alla caccia del colpevole, che per quanto ne sanno potrebbe essere il braccio destro di Osama bin Ladin, il numero duecentocinquantaquattro. Invece, quando infine lo scoprono per una e-mail inviata alla fidanzata che lo incastra, non si trovano davanti un islamico e nemmeno un arabo, ma solo un cittadino britannico, un programmatore informatico disoccupato e per giunta anche sofferente della sindrome di Asperger, una forma di autismo. Gary McKinnon, questo il nome dell’hacker che ha oggi 43 anni, è un fanatico degli Ufo e voleva trovare le prove della loro esistenza scovandone le presunte immagini negli archivi del Pentagono, della Nasa o delle altre agenzie governative. Gli americani non gli credono e comunque sono parecchio arrabbiati. Per il solo fatto di aver violato i loro sistemi ha costretto Washington a cambiare tutte le procedure di sicurezza e questo rappresenta un costo non indifferente , robetta quantificabile in 800 milioni di dollari (oltre 560 milioni di euro). Nel 2002 viene arrestato, ma nei suoi confronti la Gran Bretagna non ritiene di dover procedere. Viene rilasciato, ma in libertà condizionata e tra le limitazioni gli viene imposto il divieto di utilizzare computer collegati al web. Gli americani però non si arrendono e chiedono l’estradizione, per un nuovo processo, negli Usa. Qui la vicenda diventa grottesca e tragica per il protagonista, perché, incredibile ma vero, la Gran Bretagna acconsente all’estradizione e dopo l’ultimo parere dell’Alta Corte di Londra ora il provvedimento è diventato operativo. McKinnon negli Usa rischia una condanna fino a 75 anni di carcere. Probabilmente alla fine la condanna sarà più mite, ma comunque pesante e questo potrebbe trasformala in un ergastolo di fatto. I legali di McKinnon, anche in considerazione dei disturbi mentali di cui soffre, ora temono seriamente che il loro assistito possa suicidarsi già durante il èprimo periodo di detenzione, ma questo non spaventa gli americani. La democrazia va difesa con ogni mezzo e contro chiunque. Codice Mercury, purtroppo, non è più solo un film.
|