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Autorevoli un corno

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Mercoledì 5 Agosto 2009 – 9:40 – Ugo Gaudenzi stampa
Autorevoli un corno

Con i nostri più autorevoli quotidiani tutti dediti l’uno, con Paolo Lepri, ad augurare ad Ahmadinejad che il suo raffreddore possa essere paragonato a quello che portò alla tomba il burosauro sovietico Andropov e l’altro a sporcare inchiostro sui veri e presunti pruriti maschilisti del cavaliere-premier (da incorniciare oggi l’articolo-souvenir dell’inossidabile Miriam Mafai), la stampa italiana, l’informazione italiana, ha ben poco da sperare per la sua stessa sopravvivenza.
Di contorno alle citate due note di colore giallo-nero e rosa-verde, infatti il resto delle “notizie” - si fa per dire - offerte ai lettori nazionali della carta stampata tutta, è quantomeno sconfortante.
Tralasciando gli scontati “reportages” (sic) sulla difficile vita dei calciatori (Rolando inseguito dalla ex, Pirlo conteso, sul rafforzamento del Frosinone in serie B, diatriba storica sul chi è il numero 1: Maradona o Pelè...), migliaia di pagine trasudano fondamentali notizie del giorno prima su moda, colore, spiagge, improbabili premi letterari, incidenti stradali o aerei, disgrazie da sballo e da strada, meteo, superenalotto ed esodo, o sottratte ai libelli del culturame in auge che vanno per la maggiore: la sempiterna denuncia della “shoah” e l’attualità (sic) delle lezioni sociali di Gramsci. Con qualche recensione di libri usa-e-getta e di concerti di Ligabue e di spettacoli deserti ma con cartellone pagato dai cittadini tutti.
E il lettore italiano che fa di quei pezzi di carta conditi da supplementi illeggibili, a un euro un quintale? Li sfoglia, scorre i titoli, lancia un’occhiata alle note più marginali e li butta via. Disincantato, per non dire offeso.
Perché anche in mezzo alla calura d’agosto se esistesse una vera informazione, l’editoria non sarebbe in crisi.
Oggi, per esempio, sarebbero sufficienti articoli e commenti su tre eventi minori ad accendere la curiosità, l’interesse di chi legge.
Perché non spiegare con dovizia all’80 per cento dei produttori di ricchezza d’Italia (tanti sono i lavoratori delle piccole e medie imprese) le misure di alleggerimento economico previste dalla moratoria bancaria?
Perché non spiegare con dovizia il senso di un intervento militare - che si propone evidentemente come una forzata e carognesca servitù agli anglo-americani - quale sia attualmente il ruolo bellico dell’Italia in un Afghanistan aggredito, invaso e occupato dagli atlantici?
Perché non commentare cum grano salis le “veline a tempo” pubblicate dalla Banca d’Italia (un istituto che dimostra sempre il suo spirito antinazionale) per dare il destro all’ineffabile ministro Calderoli di lanciarsi in una delle sue consuete, vergognose (e pericolosissime: ridordate le offese all’Islam e il conseguente bagno di sangue a Bengasi?) sparate anti-popolari?
Perché permettere ai vari Lepri e Mafai di prendere per il naso - ai danni della critica, dell’informazione vera, della notizia - il popolo italiano? Perché permettere ad un “giornalista”, ad un figlio d’arte, di augurare la morte al presidente di uno Stato che non ci è mai stato ostile? Perché permettere ad una vetero-femminista da attico nei quartieri bene, di far finta di aver partecipato (ad un ballo?) nel ‘68 ai moti di riscossa delle donne ora traviate da un immondo cavaliere?
Ed è mai possibile che nessun “intellettuale”, qui in Italia, si sdegni se un “ministro della Repubblica” si permette di trattare il Mezzogiorno come sub-colonia e di dichiarare che gli stipendi del sud debbono essere ribassati perchè, per lui, una città produttiva come, mettiamo, Carpi ha più diritto al benessere di, mettiamo, Metaponto? Che ci fa al governo un ministro che opera per allargare il divario nord-sud invece di porre riparo ad una sottrazione di ricchezza che data ormai dalla conquista piemontese del regno di Napoli?
E poi dicono che la stampa è in crisi.
Certo: viene continuamente suicidata.

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