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La volontà degli italiani

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Martedì 28 Luglio 2009 – 10:04 – Paolo Emiliani stampa

Sale il termometro delle polemiche tra Pdl e Lega. Le recenti dichiarazioni di Bossi sulla missione militare italiana in Afghanistan (“io riporterei a casa tutti i soldati”) non sono piaciute al Pdl che inizialmente ha cercato di riportare le esternazioni del leader storico del Carroccio nell’ambito di una presa di posizione personale, quasi da semplice padre di famiglia, forse sperando di poter così spegnere sul nascere ogni polemica. I dirigenti della Lega hanno però capito bene il significato delle parole di Bossi ed hanno rilanciato. Calderoli ha quindi chiesto il ritiro anche delle altre missioni nei Balcani ed in Libano oltre ad un ripensamento della presenza militare italiana in Afghanistan, aggiungendo che questa sarebbe la volontà della maggioranza del popolo italiano.
Questi discorsi devono aver veramente indispettito il ministro Frattini, sempre in prima fila quando si tratta di difendere gli Atlantici, che ha quasi rabbiosamente dichiarato che “lavoriamo in Afghanistan per la sicurezza anche dell'Italia, quindi anche di Calderoli”. In realtà non è proprio comprensibile quale possa essere l’apporto alla sicurezza italiana dato da una missione militare che appoggia l’invasore americano in Afghanistan. Quando si tratta però di difendere gli interessi di Washington sono in parecchi a straparlare visto che Franceschini, segretario del Pd, ha bellamente dichiarato che questo “non è il momento di far rientrare i ragazzi italiani dall’Afghanistan: è il momento di completare quel lavoro”. Non sappiamo come Franceschini voglia completarlo; forse con un massiccio uso della copertura aerea (come peraltro da qualcuno già palesato), forse con bombardamenti di massa sui potenziali “terroristi” (che poi sarebbe in pratica tutta la popolazione afghana), forse modificando le regole di ingaggio, in modo che la reazione alle azioni della guerriglia sia più efficace e tempestiva.
Noi ci ricordavamo di un Franceschini in prima fila in occasione delle manifestazioni “per la pace” organizzate ripetutamente un tempo dalla sua parte politica, ma evidentemente si trattava di un sosia oppure nel Pd deve essersi diffusa un’epidemia di amnesia politica più contagiosa dell’influenza H1N1.
La Lega ha avuto il coraggio di toccare il filo scoperto, ma ora deve avere l’ardire di andare fino in fondo e, costi quel che costi, impedire che le missioni militari abbiano altre proroghe, altri finanziamenti. Questo potrebbe significare la caduta del governo oppure si potrebbe assistere al soccorso rosso portato dal Pd e magari anche da Di Pietro, finalmente rivelando a tutti gli italiani la vera essenza dei pacifinti nostrani, quelli pronti a mettere le bandiere della pace alla finestra, di scendere in piazza, ma non di disobbedire agli ordini del padrone Usa.
Se la Lega sarà coerente con le parole di Bossi assisteremo ad un cambiamento epocale nella politica italiana ed il Carroccio potrebbe aspirare ad un ruolo non più territoriale, solamente settentrionale, ma nazionale, sparigliando uno schema che si sta da tempo bloccando in un falso bipolarismo. Se invece la Lega sta solo cercando visibilità, se queste sono solo polemiche estive, se alle parole non seguiranno i fatti allora, come altre volte successo, tutto si ridurrà ad una faida di bottega ed alla fine l’unico a trarne qualche vantaggio sarà proprio l’asfittico Pd. Franceschini e compagni potranno sbandierare le divisioni tra le fila avversarie e nello stesso tempo acquisire crediti di fronte a Washington, che potrebbe cominciare ad avere qualche dubbio sulla fedeltà del centrodestra, nonostante gli estremisti filoyankee che popolano il Pdl. Le benedizioni di Washington, si sa, contano parecchio nelle elezioni italiane, e qualcuno potrebbe poi chiamare tutto... effetto Obama. Alla faccia della volontà degli italiani, che queste guerre non le hanno mai volute.

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