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I bravi maggiordomi

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Mercoledì 29 Luglio 2009 – 9:35 – Decio Siluro stampa

Maggiordomo, una parola italiana dall’evidente derivazione latina: il maggiore della casa, colui che la governa, ma per conto di altri. La casa, infatti, non è del maggiordomo, ma del suo padrone ed egli è considerato tanto più bravo quanto più riesce ad esaudirne tutti i desideri, meglio ancora se lo fa con grande discrezione, se la sua presenza è impercettibile e meglio ancora se sa muoversi anticipando addirittura l’ordine del padrone.
La casa in questione è la nostra povera Italia ed i maggiordomi sono i nostri governanti, a cominciare da Silvio Berlusconi. Il titolo di presidente del Consiglio dei ministri infatti non descrive pienamente la realtà, sarebbe meglio quello di maggiordomo: primo maggiordomo, per distinguerlo dai suoi “ministri della casa”.
La casa dal 1945 è infatti proprietà Usa, data in usufrutto al presidente yankee di turno: il padrone che il nostro maggiordomo non deve e non vuole scontentare.
Le dichiarazioni di Bossi dell’altro giorno sull’Afghanistan rischiavano di rovinare la giornata al signor Obama? Ci pensa Silvio.
Il nostro bravo maggiordomo ha chiamato le cucine ed ordinato a Frattini di farsi invitare alla cena organizzata l’altra sera a Bruxelles dall’inviato speciale di Obama per l’Afghanistan, Richard Holbrooke. Una richiesta fuori dal protocollo, visto che Frattini sarebbe stato l’unico ministro in una tavolata di ambasciatori, ma bisognava dare subito un segnale forte, anzi fortissimo, che nella casa tutto funziona secondo le volontà di Sua Signoria.
Poi Silvio ha chiamato il più ruvido dei suoi vice, Bossi, per “invitarlo” alla retromarcia e questi, per non sconfessare troppo Calderoli ha affidato il compito ai capigiardinieri della Lega, Cota e Bricolo, che hanno rinnovato l’atto di fedeltà al governo e quindi al padrone della casa.
“Con Bossi ci parlo io - aveva annunciato Berlusconi a Frattini - ma va dato immediatamente un segnale agli americani, a Obama”. Già questa è l’unica vera preoccupazione del governo italiano: mandare segnali oltre l’Atlantico, tranquillizzare il padrone di Washington.
Quel che è grave è che nei palazzi della politica italiana non abbiamo altro che maggiordomi. E questo era inevitabile dopo oltre sessanta anni durante i quali ogni carriera politica assomiglia sempre più ad una frequentazione di una scuola alberghiera.
Qualcuno, come Bossi, sembra aver preso il diploma con qualche debito e qualche volta è troppo ruvido, troppo diretto e magari dice pure quel che pensa e questo non lo farà mai promuovere primo maggiordomo.
Berlusconi, dal canto suo, è troppo spesso troppo invadente, le sue storie di gossip non sono degne della figura del buon maggiordomo, quale moltissimi film ci hanno fatto vedere.
Per questo Franceschini si è precipitato ad esternare tutta la sua fedeltà Usa. In pratica il segretario del Pd ha detto ad Obama: “Signor padrone, se licenzierà Silvio assuma me, il curriculum l’ho già spedito, da tempo”.

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