I Paesi partecipanti al vertice del G8 hanno raggiunto un apparente primo risultato sulla questione del clima. E’ stata sottoscritta infatti una bozza di accordo con la quale ci si impegna a non superare il limite di due gradi di innalzamento delle temperature da qui al 2050. Nello specifico è stata ribadita “la volontà di condividere con tutti i Paesi l’obiettivo di raggiungere una riduzione di almeno il 50% delle emissioni globali entro il 2050”. Al tempo stesso, si riconosce però che questo traguardo implica che le emissioni globali raggiungano il picco quanto prima, per poi avviare subito sulla strada di una rapida riduzione. L’obiettivo, considerato ideale, dei Paesi sviluppati dovrà essere quello di ridurre tutti insieme le emissioni di gas serra dell’80% entro il 2050, prendendo il 1990 o anni più recenti come punto di riferimento per calcolare le riduzioni. Vale qui la pena di ricordare che i Paesi dell’Unione europea avevano raggiunto l’anno scorso un’intesa per arrivare entro il 2020 ad una riduzione del 20% delle emissioni di anidride carbonica e al raggiungimento di un 20% di energia prodotta da fonti rinnovabili. Sui cambiamenti climatici, gli Stati Uniti sono ancora molto indietro rispetto all’Europa, aveva ammesso il New York Times riferendosi all’obiettivo del 20%. Il quotidiano sottolineava che Obama dovrà esercitare forti pressioni sul Congresso americano perchè approvi la sua legge per la riduzione delle emissioni, che già era stata interpretatata come un regalo alla grande industria ed un notevole passo indietro rispetto ai consistenti impegni presi in campagna elettorale. Quella del clima è una questione alla quale l’inquilino della Casa Bianca tiene apparentemente molto. In tale ottica deve essere letta la sua decisa presa di posizione perché la Fiat assumesse il controllo della Chrysler ed incominciasse a produrre negli Usa autovetture pensate secondo i canoni europei: più piccole, con minori consumi, meno inquinanti e ovviamente dai minori costi. Se l’arrivo della Fiat è in fondo un problema minore, resta l’interrogativo di fin dove vorrà e si potrà spingere Obama, considerato che sono le compagnie petrolifere a dettare la politica estera degli Stati Uniti. Prima dell’inizio del vertice, il presidente della Commissione europea, il portoghese Josè Manuel Barroso, si era mostrato molto ottimista sul raggiungimento di una intesa di massima e aveva manifestato la convinzione che un accordo all’Aquila sarebbe la base per raggiungere un’intesa al prossimo vertice dell’Onu sul clima previsto in dicembre a Copenaghen. La bozza spiega che non ci si deve limitare solamente a ridurre le emissioni di anidride carbonica. Insieme con i cambiamenti climatici e con i modelli di sviluppo sostenibile a lungo termine per tutti i Paesi, sarà necessario affrontare anche le questioni fondamentali della scarsità e della disponibilità energetica, che andrà ottenuta in particolare attraverso l’energia pulita, Andranno così promossi e sostenuti gli investimenti nelle infrastrutture energetiche. Infatti l’efficienza energetica, la diversificazione del mix energetico e l’innovazione tecnologia sono considerate la chiave per garantire un’energia sicura, pulita e accessibile rispetto alle necessità di lungo periodo del pianeta. Se allo stesso tempo queste misure ridurranno in modo sostanziale le emissioni di CO2, sarà tanto di guadagnato. Resta il fatto che una strategia globale per garantire uno sviluppo sostenibile e una sicurezza energetica di lungo periodo dovranno prendere in considerazione un portafoglio di fonti energetiche diverse. E in tale contesto di diversificazione, concordano i Paesi del G8, le energie rinnovabili svolgeranno un ruolo essenziale considerato che possono rispondere ad una doppia sfida. Da un lato ridurre le emissioni. Dall’altro, diminuire i consumi e la dipendenza dei combustibili fossili.
|