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Il nuovo Vietnam

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Lunedi 6 Luglio 2009 – 12:03 – Decio Siluro stampa

L’Afghanistan è una terra molto diversa dal Vietnam. Non ci sono foreste intricate dove nascondersi, al riparo dalla vista delle forze aeree dell’invasore, ma ci sono montagne e grotte, cavità profondissime ed inesplorate dagli americani, ma ben note al popolo afghano che già le usò per ripararsi da altri invasori, quelli sovietici, che infatti uscirono nella sostanza sconfitti da quel conflitto che all’inizio sembrava impari. In Vietnam gli americani trovarono un modo brillante per risolvere il problema: il napalm. Bruciare gli alberi e tutto quel che ne è sotto, uomini compresi, garantì un certo vantaggio agli yankee, ma non bastò e tutti conosciamo l’esito finale di quella guerra.
Nelle grotte afghane il vecchio caro napalm non arriva, ma gli americani, gente che lavora e produce intensamente, hanno ancora una volta trovato il modo per colpire il nemico, anche quando non si vede. In questi decenni hanno inventato nuove bombe, sempre più potenti, sempre più devastanti, ma non provate a chiamarle mezzi di distruzione di massa, questo termine può essere utilizzato solo per i razzi Qassam palestinesi e poco importa se questi fanno sorridere appena davanti ad un petardo napoletano.
Le guerre dall’alto, hanno scoperto a Washington da tempo, sono comode, garantiscono poche perdite, ma non si vincono, soprattutto quando il nemico è deciso a resistere, a difendere la sua terra, anche a costo di rimanere rintanato in una grotta per mesi. Così alla fine bisogna scendere sul terreno e lì la soverchiante strapotenza di mezzi bellici deve fare i conti con la differente determinazione tra chi combatte per la sua terra e chi invece è lì per una paga o per un permesso di soggiorno nel paradiso Usa.
Gli americani hanno così lanciato l’altro giorno in Afghanistan la più grande offensiva militare terrestre dai tempi del Vietnam. Nella valle dell’Helmand, i soldati americani sono “impegnati in una battaglia infernale” e la definizione proviene da una dichiarazione del generale Nicholson che ha anche aggiunto che i suoi soldati “dovranno affrontare sfide molto dure”.
La vergognosa bugia viene così completamente svergognata. La guerra terminata e vinta dagli Usa, almeno questo disse a suo tempo l’ex presidente Bush, si sta ancora combattendo. Nessuna missione umanitaria è in corso, solo guerra, guerra e ancora guerra. La guerra di invasione contro il popolo afghano, una guerra indecente che però la comunità internazionale si ostina di non vedere. Purtroppo in questa sporca guerra ci siamo anche noi italiani. La notte scorsa, nella valle di Musahi, vicino Kabul, 600 militari, paracadutisti del 186/mo reggimento della Folgore, fiancheggiati da soldati del governo collaborazionista afgano, sono stati impegnati in una missione di guerra contro formazioni patriottiche afghane.
Dove sono finite le bandiere della pace? Dove sta quella sinistra che andò in piazza contro la guerra ed in parlamento per votare a favore della missione? Ancora tutti a parlare di gossip?

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