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La terza via è la migliore

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Venerdi 19 Giugno 2009 – 6:39 – Michele Mendolicchio stampa
La terza via è la migliore


Il referendum cui i cittadini sono stati chiamati ad esprimere la propria opinione rappresenta l’ennesima bufala sulle possibilità effettive di cambiare le cose. La nuova legge elettorale non apporterebbe nulla di nuovo all’attuale quadro politico, quindi meglio la terza via quella dell’astensione. Se pensiamo ai promotori, tra cui il solito Segni aiutato nella raccolta delle firme da Di Pietro, non possiamo che pensar male di questa iniziativa. Oltretutto si è creata una paradossale posizione all’interno del centrosinistra. Il leader dell’IdV che raccoglie le firme ma poi per non fare un piacere a Berlusconi torna suoi passi ed invita i suoi a votare no.
Al contrario, nel Pd il segretario Franceschini ha dato semaforo verde al referendum. Certo, non è una bella figura. Invece, nella coalizione di governo si registra un chiaro invito all’astensione della Lega. E ci trova perfettamente d’accordo. Su questa linea è dovuto convenire anche Berlusconi per evitare possibili fratture con Bossi. E così sono pochi nel Pdl a rompere le consegne. Tra questi c’è il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta che dice: “Io sono uno dei promotori del referendum. Ci ho scritto anche un libro e quindi non posso che ribadire quanto ho già detto: andrò a votare e voterò sì a tutti e tre i quesiti”.
Logicamente su questa linea sono schierati anche i referendari che non trovano nulla di meglio che attaccare il Carroccio. Secondo il presidente del comitato referendario, Giovanni Guzzetta la posizione della Lega non influirà sull’esito positivo del referendum. E ricorda il precedente del ’91 sul maggioritario, in cui Bossi invitava ad andare al mare ma quella volta gli andò male.
Ma le ciambelle non sempre riescono col buco. Questa volta con l’appoggio di Berlusconi le cose andranno diversamente, anche se al Cavaliere la vittoria del sì avrebbe fatto piacere. La seconda via, quella del no è appoggiata dal guru radicale, Marco Pannella che giudica questo referendum come indegno rispetto ai tanti presentati dal suo partito.
“E’ un referendum -ha sottolineato- che serve a dare il potere assoluto al partito che ha un voto in più degli altri. Quindi, se Berlusconi scende al 28 per cento e il Pd al 27 per cento, Berlusconi si prende il 55 per cento dei seggi”. Invece, l’ex magistrato Libero Mancuso sposa la terza via.
Difatti ritiene l’astensione come l’unico rimedio a questo referendum il cui impianto resterebbe intatto sia con il sì sia con il no. “Nessuno dei difetti della legge elettorale vigente”, precisa l’assessore uscito dalla giunta bolognese “dalle liste bloccate al premio di maggioranza, verrebbe modificato dal voto perché comunque permarrebbe la logica di una confisca da parte dei partiti della nomina di chi siede in Parlamento”. Da queste premesse è quasi certo che il referendum non raggiunga il quorum e come diceva Craxi meglio andare al mare. Tra l’altro l’ex pm ritiene negativa la scelta del Pd di schierarsi a favore. E oltretutto dimostra l’ennesima frattura dentro il centrosinistra. Senza contare che con l’approvazione di questo referendum ai cittadini verrebbe sempre negato il diritto di scelta di chi mandare in Parlamento o nelle giunte regionali, provinciali e comunali.

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