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Chi li ha visti? Ultimissime da Cocòpolis

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Giovedì 18 Giugno 2009 – 10:36 – Vittorangelo Orati stampa
Chi li ha visti? Ultimissime da Cocòpolis

Il 12 giugno u.s. dopo molti annunci e rinvii doveva essere la data di presentazione al consiglio dei ministri del ddl sulla governance e il reclutamento dei docenti dell’università (chiarito che le minuscole sono volute e che il corsivo è dovuto a una non compromessa capacità di distinguere tra indipendenza e vassallaggio culturale). Ma anche questo appuntamento è fallito. In quella sede invece si è materializzata la riforma della scuola media superiore con la proposta della sua licealizzazione per macroindirizzi. Riforma che non sarebbe malvagia se la sua stella polare non fosse la totale, e proprio per ciò, inefficiente subordinazione alle esigenze della sfera economica vista nella sua meno qualificante e determinante dimensione e momento: il mercato del lavoro. Che in quanto tale esegue senza più appello disegni e dinamiche altrove stabilite e che proprio su tali istanze richiederebbe adeguata analisi e formazione che la “cultura” economica ufficiale è del tutto disarmata a comprendere e guidare.
Ma torniamo al “regno di Cocòpolis” (mondo universitario italico così da chiamare in omaggio al saggio del 1909 di Salvemini del “Cocò all’Università di Napoli o scuola della malavita) governato appunto dalla CRUI (club regnanti università italiane) che di seria e repubblicana “governance” non vuole sentire parlare. E che da quando son note le intenzione del ministro Gelmini di porre in qualche modo fine al regime monarchico o rettocrazia impostosi con l’alibi e strumento della “autonomia degli atenei”, ha trasformato tale autonomia in un gigantesco mercato del voto che ha finito per ammazzare la già vacillante università dell’ex Bel Paese. Quella “autonomia fu pensata e attuata dalla blasfema “sinistra”, che, ormai tale solo in senso lombrosiano, dovendo rinunciare per puro trasformismo al retroterra teorico e dottrinario che le aveva sin lì assicurato l’egemonia culturale, nella presunzione di dominare l’intero mondo della politica, dopo aver abiurato pensò di trasformare ogni istanza pubblica in tanti parlamentini da affidare alle cure dei propri affiliati. Non vorremmo che la scomparsa del ministro competente in quanto riformatore di Cocòpolis e del suo ormai semimitico ddl non sia dovuto a un sottovalutato potere politico dei rettocrati. Che non si vede perché non debbano aver organizzato la loro resistenza e controffensiva offrendo il loro ruolo “politico” alla nuova satrapia belusconiana. Visto ciò di cui sono stati capaci pur di conservare il loro potere autocratico, che ha determinato una crisi storica dell’università italiota e quindi del luogo che elettivamente deve presiedere alla formazione delle classi dirigenti, non dovrebbe meravigliare nessuno se i “magnifici” e la loro lobby CRUI non si siano offerti come mandarinato prête-à-porter al nuovo potere. Per assicurare a questo quell’egemonia affidata alla politica deteriore che la loro “autonomia” ha consegnato ai monarchi rettori, grazie agli scornati “sinistri”. Che avvertiti di un tale pericolo non a caso come “opposizione” si son fatti paladini della più sconsiderata resistenza a ogni riforma dell’università che scalzasse il potere dei rettocrati, corteggiati appunto con controproposte di legge che ne ”magnificano” il potere assoluto. E del Paese e del suo futuro chi se ne impippa!
La povera ministra Gelmini è quindi probabilmente più da compatire che da attaccare visto che non ha certo il glamour di un Gentile da poter imporre al suo Premier, e viene probabilmente schiacciata nel certo mercanteggiamento che si attua nelle commissioni parlamentari e in quelle impalpabili ma ben concrete “stanze di compensazione” tra grembiulini e compassi vari, dove la mano destra lava la sinistra e viceversa.
E su ciò l’ “onda” rettoguidata tace pigliandosela con Ghedaffi , che in un momento di sana ispirazione avverte gli italiani che pere essi non vi è speranza se non riusciranno a liberarsi dai partiti, vera peste civile della “modernità” e della stuprata “democrazia” vista la miopia con cui intendono e amministrano il potere. Ogni grido di liberazione dai partiti risultando avversato dai corifei difensori di eterne controriforme avverse all’intelligenza.

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