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Referendum: è scontro tra lega e i promotori

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Martedì 16 Giugno 2009 – 8:27 – Fabrizio Di Ernesto stampa
Referendum: è scontro tra lega e i promotori


Si avvicina il referendum elettorale per imporre agli italiani il bipartitismo coatto e lo scontro tra il comitato promotore ed i contrari, in particolar modo la Lega, si fa sempre più acceso.
Ad alzare i toni in vista del voto di domenica prossima il costituzionalista Giovanni Guzzetta, ovvero l’autore dei liberticidi quesiti che mirano a togliere agli italiani la possibilità di essere rappresentati in Parlamento. Il sodale dell’ultra maggioritario Mariotto Segni, prendendo spunto da un sondaggio diffuso ieri da Mannheimer secondo cui un italiano su due non sarebbe a conoscenza di questo appuntamento, ha asserito che ciò “è frutto di un boicottaggio sistematico attuato in tutti questi mesi con lo scopo di far fallire il referendum. L’obiettivo del boicottaggio ha raggiunto domenica livelli scandalosi, allorché il ministro Maroni ha lanciato intimidazioni contro i presidenti di seggio ed ha dichiarato che astenersi per i leghisti è un dovere”.
Il problema a suo dire nascerebbe dalla carica pubblica di Maroni, attualmente è il ministro dell’Interno, che in quanto tale avrebbe dovuto evitare di prendere la parola in un comizio di partito, peraltro pronunciandosi in simili termini. In Via Bellerio ovviamente non hanno dato la minima importanza alle parole di Guzzetta ma anzi si continua a fare campagna per l’astensione, unica possibilità di evitare il varo di queste norme liberticide.
“Dall’inizio abbiamo detto che questo referendum era una truffa” ha attaccato il capogruppo della Lega alla Camera Roberto Cota, sostenendo che anche all’interno del Partito democratico ci siano esponenti di primo piano contrari ai quesiti e ricordando che anche il presidente del Consiglio “con senso di responsabilità, ha chiarito di non fare campagna elettorale perché chiaramente questo referendum è una truffa”.
Appare poi opportuno anche ricordare la bizzarra posizione dell’ex togato Antonio Di Pietro. Inizialmente il grande inquisitore di Mani pulite aveva sposato in toto la linea dei referendari, impegnando perfino il proprio movimento nella raccolta delle firme, in seguito, preoccupato di dare un qualche vantaggio al suo grande rivale azzurro Silvio Berlusconi, ha cambiato opinione. Interpellato su quanto farà domenica prossima ha infatti ribadito: “Considero molto importante l’istituto referendario, io personalmente andrò a votare e voterò no, a malincuore. Ma non si può permettere di andare verso un regime, con una legge che permetta a un partito del 30% di occupare il 60% dei seggi in Parlamento”, qui vorremmo tanto fare una domanda all’ex ministro: prima di schierare il suo partito nella raccolta delle firme necessarie aveva letto i quesiti? Noi da subito abbiamo detto come questo referendum sarebbe stato solo ed esclusivamente dannoso per i icttadini e non abbiamo certo mutato opinione. Domenica e lunedì tutti al mare, è in gioco il nostro diritto di continuare ad essere rappresentati e tutelati in Parlamento.

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