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Il patto per il lavoro

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Sabato 11 Luglio 2009 – 9:59 – Sandro Pescopagano stampa
Il patto per il lavoro



Dopo un anno di lotta nata già stanca, la Cgil ha trovato il suo modo, attraverso “il patto per il lavoro”, di rientrare al tavolo di contrattazione e sicuramente di firmare (incontro già fissato per il 24 luglio prossimo) la stesura definitiva del contratto collettivo di Commercio, Distribuzione e Servizi.
Questo avveniva dopo la presa di posizione della Cgil che riteneva inaccettabili le condizioni imposte su apprendisti e lavoro domenicale obbligatorio tanto da abbandonare la trattativa.
Vediamo cosa è cambiato un anno dopo.
Apprendisti: non cambia assolutamente nulla. Vi è soltanto un richiamo ad una maggiore formazione, oggi peraltro già quasi inesistente per gli stagisti figuriamoci per gli altri lavoratori.
Lavoro domenicale: adesso per definire l’obbligatorietà del lavoro domenicale, tutti i lavoratori dovranno passare per la contrattazione aziendale. Ma, in difetto di accordo, le aziende potranno comunque obbligare i lavoratori a lavorare di domenica.
Ergo: se in sostanza non cambia nei fatti quasi nulla, perché la Cgil ha firmato un contratto quando solo pochi mesi fa inneggiava alle barricate per combatterlo ?
Veniamo ai veri motivi della mancata firma allora.
La verità è che, rispetto al contratto contestato, nell’attuale normativa del commercio è stato stralciato il richiamo agli accordi interconfederali sui diritti sindacali che valgono un po’ in tutti i settori di lavoro in Italia (A.I. 27/07/94 e altri) e, per le modalità di elezione dei rappresentanti sindacali viene introdotta una norma più che restrittiva che stabilisce, citiamo testualmente: “Le sole organizzazioni sindacali stipulanti il Ccnl potranno indire le elezioni delle Rsu”.
Questa norma contrattuale – l’unica “novità” vera contrattuale imposta dalla Cgil - è stata imposta per frenare quei sindacati scomodi, come quelli di base, che molte volte si sono rivolti ai tribunali per riaffermare il diritto dei lavoratori a potersi scegliere liberamente i propri rappresentanti sindacali, senza il ricatto di leggi da dittatura sindacale confederale (la triplice Cgil,Cisl,Uil+l’Ugl e gli autonomi della scuola e del pubblico impiego) con sbarramenti vari.
Ovvio che la Cgil non firmando il Cnl Commercio si sarebbe trovata nell’imbarazzante condizione di non poter indire le elezioni per i propri rappresentanti sindacali RSU e non firmando sarebbe poi stata estromessa anche dagli altri istituti contrattuali (quali gli enti bilaterali & co.). Ed è l’ulteriore divieto alla rappresentanza sindacale degli altri organismi di rappresentanza dei lavoratori, dunque, il vero motivo che ha portato la Cgil ora alla firma di un contratto identico a quello che non aveva firmato un anno fa. E poi, come diceva Orwell, siamo tutti uguali, “ma alcuni si ritengono più uguali degli altri”. Alla faccia della giustizia. E sulla pelle dei lavoratori.
Ancora le poltrone, le maledette poltrone e poltroncine tanto care a chi purtroppo va in mezzo ai lavoratori a far la voce grossa, a far il duro soltanto per arraffare privilegi, permessi, gratifiche e quant’altro.
Sveglia lavoratori, su la testa!

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