La sentenza sull’omicidio di Gabriele Sandri, tifoso della Lazio finito nel mirino di un poliziotto dalla pistola facile, non fa giustizia. La condanna a sei anni per omicidio colposo emessa dai giudici della corte d’Assise di Arezzo dopo una lunga camera di consiglio è vergognosa. La derubricazione di un omicidio volontario ad omicidio colposo è inaccettabile. Ripercorriamo il processo che vede il cow-boy Spaccarotella in veste di imputato, per aver ucciso la mattina dell’11 novembre del 2007, lungo l’A1 all’altezza di Arezzo, un tifoso che si recava alla partita della sua squadra del cuore. Durante le diverse fasi dibattimentali i difensori del poliziotto hanno cercato di far passare la tesi di un atto non deliberato. Insomma, si sarebbe trattato di un incidente di percorso. Invece le testimonianze preziose dei suo amici e di alcuni cittadini desiderosi di giustizia avevano messo in chiara evidenza la volontarietà dell’atto criminale del poliziotto, che avrebbe mirato deliberatamente in direzione del tifoso laziale, uccidendolo sul colpo. Un comportamento da folle pistolero e non da agente al servizio dei cittadini. La decisione della corte presieduta dal giudice Mauro Bilancetti che ha rigettato la richiesta di condanna a 14 anni per omicidio volontario è una ulteriore conferma che la giustizia è falsata e di un processo che fin dall’inizio ha cercato di mettere sul banco degli imputati la vittima innocente e i ragazzi che al momento dell’omicidio erano con lui. Sui volti dei genitori di Gabriele si è letta la disperazione per aver perso due volte un figlio prima strappato loro da uno sparo assassino e ora da una sentenza ingiusta. Già era stato vergognoso il comportamento dell’agente di polizia, che non soltanto in extremis, dopo mesi di silenzio, ha avanzato ipocrite scuse alla famiglia, per ottenere le attenuanti generiche poi sbandierate dal pm e che avevano così comportato una richiesta di riduzione della pena da 21 a 14 anni, come previsto dal codice penale. Ma era soltanto il primo passo per ottenere la derubricazione del reato da volontario a “colposo”. E così è stato. Con un’ulteriore grave beffa per la giustizia tutta, per i genitori e per i cittadini italiani. In tribunale era presente, dietro i genitori di Gabriele, anche un nutrito gruppo di amici che non ha mai fatto mancare il proprio appoggio e il proprio conforto alla famiglia così gravemente colpita nei suoi affetti. Si èverificata così un’altra ingiustizia come quella dell’omicidio del giovane Federico Aldrovandi, massacrato di botte da quattro poliziotti, condannati recentemente ad appena 3 anni e mezzo di reclusione. Molto probabilmente, tra concessioni varie previste da queste leggi colabrodo, non sconteranno nemmeno qualche mese di carcere. Anche in questo caso i genitori hanno mostrato una forza incredibile come quella della famiglia Sandri portando avanti una lotta nel nome della Giustizia, sin da quel giorno maledetto del 25 settembre 2005 in cui a Ferrara quei poliziotti in vena di Guantanamo hanno massacrato di botte un ragazzo di 18 anni. Ultima beffa, il difensore di Spaccarotella ha già annunciato appello: per un omicidio “colposo” a sangue freddo anche sei anni in Italia sono troppi. Se commesso da un “tutore dell’ordine”. |