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Trasformisti di ieri e di oggi

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Sabato 25 Aprile 2009 – 10:31 – Andrea Angelini stampa
Trasformisti di ieri e di oggi


L’Italia dell’eterno trasformismo, l’Italia sempre all’insegna del “così è se vi pare” di pirandelliana memoria. Una realtà che le celebrazioni di oggi del 25 Aprile mostreranno in tutta la sua evidenza.
La Resistenza è stata sempre un’occasione di scontro non solo tra fascisti ed antifascisti ma all’interno dello stesso campo partigiano, tra comunisti, socialisti, azionisti, liberali, cattolici e monarchici. Oggi alle celebrazioni del 25 Aprile parteciperanno come ministri anche gli esponenti del Popolo della Libertà che vantano un passato nel vecchio MSI, erede diretto del Fascismo e della Repubblica Sociale.
In particolare ci sarà Ignazio La Russa, ministro della Difesa, che si vedrà costretto nel suo discorso ufficiale non solo a ricordare l’eroismo dei partigiani ma anche ad esaltare il ruolo svolto dall’esercito del Sud che si richiamava al Re e a Badoglio. Difficile però che si lasci scappare una parola per i combattenti della RSI e per le vittime della mattanza del dopo 25 Aprile.
I tempi cambiano e con essi mutano pure le idee delle persone e dei politici. Quindi perché stupirsi se i seguaci di Fini, ora approdati nel PdL considerano il Fascismo, con la F maiuscola, come il “Male Assoluto”? Chi può comprendere tale svolta, dettata dalla necessità, meglio di un famoso giornalista, classe 1920, che dopo aver vissuto anche lui “Il lungo viaggio attraverso il Fascismo” decise improvvisamente, dopo lo scontato esame di coscienza, di fare il grande salto e di entrare nelle formazioni partigiane azioniste di Cuneo? Giorgio Bocca non riesce ad accettare i nuovi tempi e, come quei convertiti che hanno rivisto e poi rinnegato il credo della propria gioventù, non riesce ad accettare che i post fascisti siano al governo e che giochino, perché di questo si tratta, a fare gli antifascisti. E quel che è peggio pretendano pure di dare pagelle di antifascismo a questo o quel politico.
Per Bocca il maestro del trasformismo italiano risulta essere Gianfranco Fini che in tale campo avrebbe fatto da maestro allo stesso Berlusconi. Bocca osserva che Fini viene oggi applaudito per il suo antifascismo dagli stessi che anni fa lo avrebbero volentieri preso a ceffoni. Ad applaudirlo ci sono pure gli stessi suoi ex seguaci che non hanno visto nulla di strano nel viaggio riparatore a Gerusalemme.
E così il presidente della Camera appare il vero campione della democrazia italiana a parole, visto che è riuscito nell’impresa di apparire come il politico più democratico, il più laico, il più amico di Israele. Per Bocca, altro fatto grave è che i fascisti siano diventati la maggioranza del Paese, senza peraltro saperlo o rendersene conto. Oggi, accusa Bocca, regna sovrana la legge del trasformismo quella che ti porta a stare con il più forte e con il padrone di turno dovunque egli vada. Ed oltre a questo succede che le storie politiche vengono inviate in discarica come rifiuti riciclabili. Infatti, se l’Italia di oggi fosse un Paese più semplice e più sincero, i veri fascisti si dovrebbero ribellare. E invece pure loro sono impegnati in questa pantomima…
L’uscita di Giorgio Bocca appare in ogni caso sorprendente. Perché viene da un ex fascista che sul giornale della federazione fascista di Cuneo scrisse un immortale articolo di recensione dei “Protocolli dei Savi anziani di Sion”. D’accordo che all’epoca il grande giornalista aveva solo 22 anni ma non è molto elegante prendersela con quanti, come Fini (classe 1952) e soci quaranta anni dopo, hanno condiviso le tue idee di gioventù, salvo poi convertirsi pure loro alla democrazia.
E poi perché Bocca scrisse 30 anni fa uno splendido libro: “Mussolini socialfascista” nel quale parlava del passaggio, armi e bagagli, di numerosi esponenti della sinistra italiana al fascismo successivamente alla Marcia su Roma, senza che ciò suscitasse in loro il benché minimo patema d’animo. Stupirsi oggi che un ex fan di John Wayne si sia convertito alla democrazia, significa stupirsi della normalità. Interessante è semmai che Bocca si indigni che non ci siano più i veri fascisti, coerenti con se stessi e con le proprie idee. Segno che forse il giovane Bocca ogni tanto torna a bussare alla porta del vecchio e della sua coscienza.

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