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Obama ridimensiona la pace

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Giovedì 14 Maggio 2009 – 16:51 – Matteo Bernabei stampa
Obama ridimensiona la pace



Una resa totale dei Paesi arabi a Israele. Il quotidiano arabo al Quds al Arabi definisce il così il piano che il presidente degli stati Uniti, Barack Obama, ha elaborato per stabilizzare il Vicino Oriente. Si tratta della prima presa di posizione della stampa araba dall’annuncio della Casa di Bianca di voler modificare il piano di pace elaborato dal Re di Giordania, Abdallah II. Come riportato dal quotidiano, le modifiche apportate da Obama riguarderebbero “un’accelerazione del processo di normalizzazione” delle relazioni ufficiali arabe, con visti d’ingresso per gli israeliani e sorvolo della compagnia di bandiera di Tel Aviv nei cieli arabi, in cambio del “congelamento” degli insediamenti e in secondo luogo, “l’avvio di trattative di pace con i palestinesi sulla base di due Stati rinviando a data da stabilirsi, però, il futuro di Gerusalemme e la questione del ritorno dei profughi”. L’entità sionista in questo modo non sarebbe costretta ad acconsentire a nessuna delle richieste fatte dai Paesi arabi e non solo, potrebbe addirittura mantenere tutti gli insediamenti costruiti illegalmente fino ad oggi nei territori occupati. Nel suo editoriale Abdul Bari Atwan, direttore del quotidiano arabo, definisce la proposta del presidente Usa di gran lunga “peggiore di quella di Camp David che pure ha provocato conseguenze nefaste per avere tolto dal conflitto una potenza come l’Egitto”, che, però, almeno in quell’occasione era riuscito ad ottenere da Israele la restituzione del Sinai. Sulla questione è intervenuto anche lo stesso presidente egiziano, Hosni Mubarak, il quale ha escluso qualunque possibilità di apportare cambiamenti al piano di pace, affermando che, prima di poter parlare di una soluzione per il Vicino Oriente tutto, occorre che siano fatti notevoli progressi sulla pacificazione del conflitto israelo-palestinese.
“Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, schieratosi più volte contro la soluzione dei ‘due popoli due Stati’ – ha detto Mubarak - vuole la pace ma deve accettare l’idea di uno Stato palestinese”. Il presidente egiziano si è poi, detto favorevole a un Vicino Oriente denuclearizzato, cosa che vorrebbe dire mettere fine al programma nucleare iraniano, ma anche al possesso di armi atomiche da parte di Israele che conterebbe nei propri arsenali circa 100 testate.
Ma difficilmente gli Usa imporranno agli alleati di sempre di rinunciare a uno strumento “fondamentale per la propria difesa”, che loro stessi hanno contribuito a fornirgli. Ancora una volta dunque l’entità sionista otterrebbe esattamente quello che da mesi continua a chiedere a Washington, senza fare nemmeno un passo avanti verso la riconciliazione. Alla luce di tutto questo l’analisi fornita da Atwan nel suo editoriale “Il piatto preparato da Obama sta cuocendo gli arabi”, appare quanto mai azzeccato: “Una cottura a fuoco lento di piani israeliani e americani assecondati da alcune leadership arabe per un’alleanza militare e un asse politico ostile all’Iran”.

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