La Turchia e l’Armenia hanno fissato una roadmap per la normalizzazione dei rapporti diplomatici bilaterali, interrotti bruscamente nel 1993, ma l’Azerbaigian si oppone senza mezzi termini. La conferma è giunta ieri dal sito del ministero degli Esteri turco, in cui attraverso un comunicato si rendeva noto che “le due parti hanno compiuto progressi concreti e raggiunto una comprensione reciproca e si sono accordate su un quadro completo per la normalizzazione dei loro rapporti bilaterali, in un modo soddisfacente per entrambe. In questo contesto è stata individuata una roadmap”. L’annuncio del piano per il riavvio dei rapporti è giunta appena un giorno prima del 24 aprile, data in cui in tutto il mondo viene ricordato il genocidio che gli armeni da parte della Turchia ottomana, ma che Ankara ha sempre negato. Una questione che ha sempre ostacolato la ripresa del dialogo fra i due Paesi. Il comunicato ha rivelato che la Turchia e l’Armenia, con la mediazione della Svizzera, hanno lavorato a lungo sulla normalizzazione dei rapporti bilaterali e “sul loro sviluppo in uno spirito di buon vicinato e mutuo rispetto, in modo da promuovere la pace, la sicurezza e la stabilità in tutta la regione”. Non appena battuta la notizia sulla normalizzazione dei rapporti l’Azerbaigian ha manifestato chiaramente tutto il suo disappunto affermando che è assolutamente contraria a qualsiasi ripresa delle relazioni turco-armene. La notizia è stata data per prima dalla CNN Türk, ma l’hanno battuta in pochi minuti tutti i maggiori organi di stampa mondiale. Alla notizia della roadmap tra Ankara e Erevan ha fatto immediatamente seguito un commento positivo da parte degli Stati Uniti, che negli ultimi mesi si sono molto impegnati per la normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi nella speranza di poter mantenere il controllo dell’area in questione. “Chiediamo all’Armenia e alla Turchia di procedere al più presto sulla base del quadro di riferimento e della roadmap definiti”, ha affermato in un comunicato Robert Wood, portavoce del dipartimento di Stato Usa. “Garantiamo - ha proseguito il portavoce - la nostra collaborazione con entrambi i governi a supporto della normalizzazione” dei rapporti. Wood ha quindi affermato che il riavvio delle relazioni diplomatiche deve avvenire senza precondizioni e in un arco di tempo ragionevole. In realtà da alcuni mesi i rapporti fra Russia e Turchia stanno migliorando e anche quelli tra la Federazione e l’Armenia confermati dalla visita ieri a Mosca del presidente della Repubblica di Armenia, Serzh Sarkisian, per discutere in particolare di questioni energetiche e della situazione del Caucaso. Ma importanti sono le relazioni bilaterali tra Mosca e Ankara. Nel febbraio scorso hanno firmato infatti una dichiarazione congiunta che le impegna ad approfondire la relazioni di amicizia e migliorare la cooperazione reciproca. Il documento è stato firmato dal presidente turco, Abdullah Gül (nella foto), durante una visita di quattro giorni a Mosca cui hanno partecipato i ministri turchi per il Commercio estero e per l’Energia, oltre a una nutrita delegazione di imprenditori. Il ministro turco degli Esteri, Ali Babacan, ha raggiunto il gruppo poco dopo dalla capitale della Lettonia, dov’era in visita ufficiale. Aspetto significativo, è stato che il Cremlino ha voluto definire questa come una visita di Stato. Inoltre, già nel settembre scorso la Russia e la Turchia avevano avviato la creazione di una “Piattaforma di sicurezza e stabilità nel Caucaso”, che permetterà di rinforzare le loro posizioni nella regione, indebolendo contemporaneamente l’influenza di Washington nell’area. L’alleanza dovrebbe unire Russia, Turchia, Azerbaijan, Armenia e Georgia. Quest’ultima però non ha voluto dare l’assenso definitivo, dichiarandolo impossibile se non dopo il ritiro delle forze russe dal suo territorio.
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