Le feritoie nella grande muraglia bassoliniana stanno diventando crepe. I pretoriani dell'imperatore di Afragola non sono riusciti a disarcionare Riccardo Realfonzo che, sfoggiando una grinta inaspettata, sta rispondendo colpo su colpo ai loro attacchi, innescando un effetto domino che rischia di trasformare in incubi i sogni di gloria di Don Antonio. Prima lo sfogo ad alta voce del fido Oddati, sedotto e poi abbandonato, poi l'insubordinazione di pezzi importanti della sinistra radicale e, infine, la mozione di sfiducia alla Iervolino dei dipietristi. Le ventilate stangate in arrivo da Corte dei Conti e giudici stanno spingendo molti ex suoi fedelissimi ad abbandonare la nave sotto attacco, sciogliendo patti e accordi sottoscritti da tempo. Gronda amarezza e rabbia lo sfogo del governatore: "Se penso al titolo di Feltri sugli ingrati verso Berlusconi, avrei bisogno di un'edizione straordinaria, di un intero numero di giornale". Tornando alla cronaca del consiglio comunale di lunedì, la novità più interessante è costituita dalla strappo dei dipietristi. "I sottoscritti condividono la necessità di porre fine alla esperienza politica e amministrativa del sindaco, onorevole Rosa Russo Iervolino, giudicandola complessivamente inadeguata". Recita così la prima vera mozione di sfiducia al sindaco. Altre ne erano state annunciate in passato, ma non avevano mai varcato la porta dell'aula per la mancanza delle 24 firme necessarie. Il cecchino è Franco Moxedano, una vita nei banchi consiliari dei Ds prima e del Pd poi, prima di approdare all'Italia Idv. "Ancora sette mesi fa dissi che non avrei firmato nulla col centrodestra, ha spiegato, ora l'arroganza di questa maggioranza mi ha convinto ad agire. Dopo le dimissioni dell'assessore Realfonzo e le dichiarazioni che ne sono seguite, ritengo non ci siano più margini". Rincara la dose Nello Formisano, segretario regionale del partito di Di Pietro: "La Iervolino ha fatto lo struzzo, ha preferito non vedere". La mozione questa volta fa davvero paura. Oltre alle adesioni già in cassaforte, grazie ai consiglieri dell'Udc e dell'Udeur, infatti, ne potrebbero arrivare altre al momento del voto in aula. Sono certe quelle di Gennaro Carbone (Pdl) e Stefano Palomba (Dpl). Venticinque più due...e siamo a ventisette. Altri quattro voti e poi lo spettro dello scioglimento potrebbe materializzarsi. Intanto, tra i cespugli, spira forte il vento della confusione. "Noi non votiamo certo col Pdl", fanno sapere dal Pdci. Sulla stessa lunghezza d'onda il commento degli esponenti di Sinistra e Libertà: "Che tristezza Idv e Pdl insieme". Sospesa tra due fuochi è invece Rifondazione, dopo le polemiche dimissioni dell'economista Realfonzo. In fibrillazione Riformisti e Sdi, che potrebbero rivelarsi più insidiosi di una buccia di banana per la sindaca. A turbare la maggioranza è anche la "sinistra" cronologia dell'imboscata dipietrista. A norma di legge, infatti, la mozione andrebbe votata entro il 20 gennaio. Vale a dire appena quattro giorni prima del 24 gennaio, ultimo giorno utile per far sì che l'eventuale scioglimento del Comune possa consentire il ritorno alle urne già a marzo, insieme alla regionali. E' facile prevedere, dunque, un Natale all'insegna delle trattative nella coalizione di maggioranza, con generosi regali sotto l'albero per i consiglieri che faranno i bravi. La missione, dati i precedenti, non appare impossibile, anche se la tenuta del Pd, protagonista dell'ennesimo flop del numero legale in consiglio comunale, non offre certo grandi garanzie. Tra i numerosi assenti nelle file della maggioranza, ben 7 erano, infatti, del Pd. Tra questi anche il presidente dell'aula, Leonardo Impegno, febbricitante. La Iervolino ha minimizzato come al solito: "È solo il Natale, nessun significato politico". Tra sfiducia e carbone, difficilmente, sotto l'albero, Donna Rosetta troverà cose buone...
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