Caro Direttore, ovvero caro Ugo Gaudenzi,
faccio riferimento al tuo editoriale “Roma-Mosca, Europa” del n.ro 156 (13 agosto u.s.) di “Rinascita”. E’ scontata la mia condivisione del filo conduttore del tuo discorso: la necessità di un’Europa, intesa come Unione di Stati autonomi e sovrani, non più colonie o protettorati della piovra Usa sia pure dietro l’aspetto menzognero di regioni liberate come quelle della ex Jugoslavia, indispensabile per la sopravvivenza dell’Europa stessa, ed io voglio aggiungere della civiltà come nobile manifestazione della nostra specie. Non mi sarei affezionato a questo quotidiano se non vi avessi scorto, strada facendo, un’opposizione incondizionata al mondialismo global-liberista ed imperialista degli Stati Uniti d’America ed una vocazione verso il socialismo, fondamento e coronamento del nuovo assetto, vilipeso e vituperato da quegli stessi ex-“compagni” che oggi evitano perfino di pronunciarne il nome, finiti miseramente abbarbicati al “mio” e servi interessati dei boss militari del mondo. Bene a diritto “Rinascita” è IL “quotidiano della sinistra nazionale”, laddove nazionale – e ritengo di non prendere un abbaglio – riassume gli attributi della totale sovranità. Un’Italia siffatta presuppone non solo l’assenza di ogni base Nato – che di fatto la occupa – ma anche la sovranità monetaria che la sottrae alla dipendenza dell’altra piovra, quella finanziaria-bancaria-usuraia, che è l’anima della vera dominazione del mercato dei più forti. Perché questa nota? Non certo per fare il bastian contrario, cosa che credo non mi si addica, specie alla mia età, né per adularti, ma perché mi pare che tu – e non solo tu – insista-insistiate molto (e con ragione) sull’assetto geopolitico, ma lasciando come sottinteso quello socialista (ovvero economico) o come se questo potesse venire di conseguenza. Ecco. Questo mi sembra il tallone di Achille della tua-vostra dialettica. Parli-parlate non abbastanza della dimensione economica-socialista di uno Stato “a sinistra nazionale”. Eppure, la sovranità di tale Stato è data dalla sovranità dei suoi singoli cittadini, che sono tali solo in quanto vi nascano “creditori” di tutta la ricchezza del paese (beni e servizi) secondo equità e bisogno. La sovranità dei cittadini è il socialismo. Mi occupo da una vita di scienza sociale ed ho fondata una nuova corrente di pensiero, detta biologia del sociale, di cui tu mi hai pubblicato non pochi articoli anche con titoloni cubitali, a comprova della tua positiva rispondenza. Secondo me, occorre battere questo tema, specie per confutare le astruserie dei sedicenti economisti, che scambiano la quantità dei beni prodotti (vedi Pil!) con la crescita della civiltà, la quale invece cresce in rapporto alla distribuzione dei beni a tutti i nati, e le barzellette dell’Antimafia che finge di distruggere (si parla sempre di ultime battute!) la dimensione paralegale del capitalismo. Un assetto geopolitico, per quanto perfetto – proprio come tu l’hai descritto – senza socialismo (nel senso di rispondenza ai diritti naturali dei cittadini) sarebbe come un insieme di cani legati alla stessa catena: un focolaio di conflittualità, dove a farla da “sovrani” sarebbero solo e sempre i più forti.
Il Direttore risponde
Sì è vero, insisto-insistiamo molto sulla priorità di individuare il luogo geopolitico d’incontro per sviluppare l’alternativa socialista-nazionale. E’ proprio per questo che abbiamo legato strettamente al termine socialista la qualità nazionale. Crediamo infatti che sia impossibile creare un benché minimo “luogo socialista” – una base di costruzione di una società socialista - in un mondo condizionato totalitariamente dalla liberaldemocrazia, di destra o di sinistra, tanto per esemplificare: cinese o americana. Occorre prima una battaglia di liberazione nazionale che conquisti un’area di libertà dove far germogliare un sistema fondato su un’autentica equità sociale.
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