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La commissione chiede soldi ai cittadini

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Martedì 2 Dicembre 2008 – 14:48 – Andrea Angelini stampa
La commissione chiede  soldi ai cittadini



Il commissario europeo all’Economia, lo spagnolo Joaquin Almunia, ha previsto che la reazione dei governi dell’Unione al piano di rilancio dell’economia proposto dalla Commissione sarà “positiva”. Almunia ha partecipato ieri a Bruxelles alla riunione dei ministri dell’Economia aderenti al sistema dell’euro (l’Eurogruppo) chiamati a discutere il contenuto del pacchetto di 200 miliardi di euro. Oggi delle misure parleranno invece tutti e 27 i ministri dell’Ecofin. Almunia ha ribadito che anche a fronte di una crisi economica così devastante, i singoli Paesi dovranno muoversi su vari piani. Impegnarsi a non derogare dai criteri del patto di stabilità, quindi dovranno tenere il disavanzo sotto il tetto del 3% rispetto al PIL; non dovranno lasciarsi tentare di allentare le norme che frenano gli aiuti di Stato alle imprese; e infine dovranno evitare forme di protezionismo verso le merci estere come l’introduzione di dazi.
A Bruxelles, a rappresentare il governo italiano alla riunione del Consiglio competitività, c’era il ministro per le politiche comunitarie, Andrea Ronchi, che ha ribadito le posizioni già espresse da Berlusconi e Tremonti. L’Italia, ha spiegato, si riconosce nelle linee guida del piano europeo anti crisi, ma non intende derogare dal Patto di stabilità, anche se l’Unione europea tollererebbe sforamenti di pochi decimali, per non più di un anno. Per l’Italia resta prioritario l’obbiettivo del risanamento e della riduzione del debito: ed anche un piccolo sforamento farebbe perdere al nostro Paese credibilità sui mercati. Un riferimento implicito, ma sconcertante, alle agenzie di rating che potrebbero ridurre il loro giudizio sulla affidabilità dell’Italia e sconsigliare quindi gli investitori, banche società finanziarie e privati, di acquistare titoli del debito pubblico italiano. Come se poi, le varie società di rating non avessero giudicato più che solida ed affidabile, sotto l’aspetto patrimoniale e finanziario, la situazione di società come Lehman Brothers e simili, travolte dalla recente crisi finanziaria. Ronchi ha quindi sostenuto che le misure adottate dal governo italiano rappresentano “un obiettivo ambizioso” con gli aiuti alle famiglie, con l’impulso dato alla realizzazione delle infrastrutture, ed infine con l’intervento sulle banche affinché possano continuare ad aiutare le imprese. L’Italia chiede quindi all’Europa di essere “più ambiziosa”, perché questa non è una crisi ma è la Crisi. Sarebbe allora opportuno che l’Unione europea trovasse presto una sua forte identità politica in grado di aiutare il processo di ripresa economica.

Un piano di 200 miliardi
Ieri sono stati confermati i contenuti del piano proposto della Commissione. Sarà di 200 miliardi di euro pari all’1,5% del PIL europeo. Di questi, ben 170 miliardi arriveranno dai bilanci dei singoli Stati, ognuno dei quali contribuirà a seconda delle proprie possibilità e della propria situazione economica. Gli altri 30 miliardi arriveranno invece sia dal bilancio dell’Unione europea che dai fondi strutturali. Mentre il Fondo sociale europeo darà il suo contributo per finanziare le misure a sostegno dell’occupazione e la Banca europea degli investimenti rafforzerà i suoi prestiti, in particolare quelli a sostegno delle piccole e medie imprese che investiranno in “tecnologie verdi”. La Commissione ha anche suggerito una riduzione dell’Iva per rilanciare i consumi, privilegiando anche in questo caso i beni e i servizi a basso consumo energetico. Ma la Germania ha già fatto sapere di non condividere in toto tale misura, soprattutto per motivi di bilancio interno, e tale posizione peserà sicuramente sulle scelte finali dell’Ecofin di oggi e del Consiglio europeo che si terrà l’11 e 12 dicembre a Bruxelles. I ministri discuteranno pure della riduzione del cuneo fiscale che grava sul costo del lavoro e che pesa soprattutto sui lavoratori delle fasce più deboli e in quelli attivi nei servizi ad alta intensità di manodopera. Resta sul tavolo anche il pacchetto europeo sul clima e sull’energia con la riduzione del 20% delle emissioni di CO2 entro il 2020 e il raggiungimento entro tale data di un 20% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e pulite. In tale ottica potrebbe rendersi necessario un vertice straordinario a fine mese.

Tagliare i tassi e le tasse
Da parte sua il presidente di turno dell’Eurogruppo, il lussemburghese Jean Claude Juncker ha affermato che la Banca centrale europea ha ampi margini di manovra per tagliare ulteriormente i tassi di interesse nella riunione del suo direttivo di giovedì prossimo, dicendosi pure convinto che tale margine sarà usato “con saggezza”.
A giudizio del canadese Robert Mundell, premio Nobel per l’economia nel 1999, per uscire dalla crisi economica e dalla recessione è necessario abbassare le tasse sui profitti aziendali fino al 15% sia in Europa che negli Stati Uniti. Bisogna seguire l’esempio della Germania, ha spiegato Mundell, che ha portato la tassa sulle aziende da oltre il 38% al 15%. Anche negli Stati Uniti si dovrebbe fare la stessa cosa, portando la tassazione dall’attuale 35% al 15%. Con una tale misura, ha insistito, ci sarebbe una nuova ripresa dell’economia, e pure un nuovo boom, su entrambe le sponde dell’Atlantico.

Tornare ai cambi fissi?
Altra misura da prendere, secondo Mundell, è quella di fissare un tetto massimo di 1,40 nel rapporto fra dollaro ed euro e un tetto minimo di 1,20. Infatti, le forti oscillazioni del rapporto di cambio fra le due monete sono un problema per l’economia mondiale a cui è necessario mettere fine. I tassi di cambio, specie quello dollaro-euro, ha ricordato Mundell, hanno registrato negli ultimi anni oscillazioni senza precedenti nella storia delle valute. Gli Stati Uniti, a suo dire, dovrebbero comprare più euro, perché ne hanno bisogno. Al contrario in Europa si dovrebbero comparare più dollari. In questo modo, ha concluso, si tornerebbe a un sistema stabile come quello che avevamo qualche anno fa.
Ma che però, è bene ricordarlo, non era più in grado di resistere alla nuova realtà finanziaria internazionale.

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