L’Aula di Montecitorio è stata ieri scossa da un fragoroso applauso, di quelli solitamente dedicati all’approvazione di una legge importante. L’esultanza invece proveniva dai banchi dell’opposizione ed era rivolta all’approvazione di un emendamento al cosiddetto decreto “milleproroghe” presentato dal Pd. Alla fine della conta i “sì” sono stati 250 e i “no” 246. Hanno contribuito a questo risultato le molte assenze tra le fila del Pdl e sono state poi determinanti le astensioni dei leghisti D’Amico, Dozzo e Fava, mentre Russo (Pdl) ha votato a favore dell’emendamento ammettendo però poi di aver solamente premuto il tasto sbagliato. I deputati del Pd hanno subito parlato di maggioranza in crisi, incapace di affrontare l’Aula senza la protezione della “fiducia”. Ma cosa conteneva questo emendamento capace di scatenare problemi di coscienza a tre onorevoli del Carroccio, quale enigma etico nascondeva? L’emendamento semplicemente modifica la quota minima di carburanti da fonti rinnovabili da immettere annualmente al consumo, aggiungendo alle tipologie attualmente previste anche i combustibili sintetici. L’obbligo di immissione in consumo di una quota minima di biocarburanti potrà essere soddisfatto, oltre che con il biodiesel, il bioetanolo e suoi derivati, l’Etbe e il bioidrogeno, anche con i combustibili sintetici, purché siano esclusivamente ricavati dalle biomasse. Stiamo in pratica parlando quasi del nulla. Anzi l’attuale situazione dei prezzi agricoli dovrebbe sconsigliare l’uso di biocarburanti a tutto danno dei prezzi agricoli degli alimentari, senza peraltro produrre alcun vantaggio sui prezzi degli idrocarburi e limitando in modo risibile la dipendenza energetica italiana dall’estero. La soluzione per ritrovare un briciolo di autosufficienza energetica passa per il nucleare, ma i più acerrimi nemici dell’atomo sono proprio i falsi ambientalisti fautori dei carburanti derivanti da biomasse. A causa di ciò il provvedimento dovrà tornare al Senato ed essere approvato, pena decadenza, prima del 3 agosto. Naturalmente ci interessa poco o nulla la sorte dei decreti di questo governo, ma non vorremmo che questa imprevista debolezza possa pesare in modo determinante quando si parlerà di federalismo, concedendo vantaggi alla Lega nel suo tentativo di scombinare, ancor di più, la residua identità nazionale. Questa sinistra da operetta potrebbe poi cominciare a fare vera opposizione sui temi sociali invece di concentrarsi sulle solite idiozie che possono piacere solamente agli ambientalisti da “bar della pace”.
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