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I due paesi e le due misure

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Martedì 12 Agosto 2008 – 10:59 – Carlo Lupo stampa
I due paesi e le due misure


L’Italia di metà agosto aveva altri piani in testa. Festeggiare le medaglie olimpiche, a suon d’investimenti globalizzati, con tanto di fanfare sui diritti umani, avrebbe con ogni probabilità allentato la morsa del caro-prezzi che strangola i cittadini. E allontanato, almeno per un po’, il cupo orizzonte di un sistema finanziario al collasso. Una, due, tre, dieci medaglie d’oro e d’argento avrebbero avuto l’effetto di un toccasana per i tanti cittadini ormai indebitati fino al collo e senza nessuna prospettiva di una vita dignitosa, se non quella di passare l’esistenza a pagare al sistema usurocratico interessi su interessi.
Come sempre avviene, però, i conti si fanno senza l’oste, e questa volta a rompere le uova nel paniere (non quello poco probabile e poco attendibile dell’Istat...) è stata la rottura di una fantomatica tregua olimpica (Echekeiria) che, nell’antichità, sarebbe coincisa con la durata dei Giochi in corso a Pechino.
La tregua è rotta e nel Caucaso è scoppiata una guerra. Da una parte l’amerikana Georgia, che ha dato il via alle danze - nonostante i media politically correct comincino già a distorcere come al solito la realtà - dall’altra l’Ossezia del Sud, che da anni punta a riunirsi alla madre patria russa. A dare il via al massacro di civili - sia chiaro - è stata la Georgia, anche se è molto probabile che i nostri figli domani sui libri di storia o su internet troveranno una storia diversa, la storia del “bullo” Putin (parole del cattolico-liberale Pierferdinando Casini) che fa strage di inermi civili in Georgia.
Restando al presente, e in questa nostra nazione, c’è chi si è affrettato a presentare “l’Italia” come un “valore aggiunto” per le trattative di pace fra Mosca e Tblisi. L’importante - a parlare è il ministro degli Esteri Franco Frattini - “è che l’Europa rimanga unita, cioè che non si crei un gruppo antirusso e uno filorusso”. In caso contrario, avverte Frattini, l’iniziativa europea (condotta dalla Francia di Sarkozy) sarebbe destinata al “fallimento”. In realtà la posizione di Frattini non è nulla più della peggiore e consueta attitudine italiana a tenere il piede in due staffe, in modo da non far arrabbiare troppo né Washington né Mosca. Ancora una volta la storia ha dato un’opportunità a Roma, l’opportunità di schierarsi. Per l’ennesima volta i piccoli uomini al governo non sono stati in grado di farlo. Eppure sarebbe bastato riflettere su quanto affermato da Mosca alla riunione del consiglio di sicurezza dell’Onu: come possono gli Stati Uniti accusare i russi di strage quando tutto il mondo ha ancora di fronte agli occhi gli effetti della democrazia export in Iraq, Afghanistan e Serbia?

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