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Dietro la poltrona

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Sabato 22 Novembre 2008 – 14:40 – Paolo Emiliani stampa
Dietro la poltrona

Quella di Villari attaccato alla poltrona di presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai, come un riccio allo scoglio, sembra la solita storia italiana. Un politico di seconda fascia, praticamente uno sconosciuto per il grande pubblico riceve l’occasione della vita per fare il grande balzo ed entrare nei giochi che contano veramente e non ci rinuncia: alla faccia della disciplina di partito, degli accordi tra maggioranza ed opposizione ed anche degli inviti delle cariche istituzionali.
Quella di Villari sembra solo una storia di ordinario egoismo condito con una buona dose di protagonismo, una storia simile, in fondo, a quella che proiettò un certo Antonio Di Pietro da un oscuro lavoro da magistrato alle prime pagine dei giornali e alla vita privilegiata e certo molto più agiata di politico, anzi di leader. E chissà se anche Villari sogna un partito tutto suo, magari “L’Italia digitale” o “Valori e canone”.
Così come c’era molto altro dietro le inchieste di Mani Pulite, un preciso progetto di potere solo per caso non realizzato (un caso che si chiama Berlusconi), anche dietro la vicenda Villari c’è molto altro.
C’è la lotta interna al Pd che vede Veltroni sempre più in difficoltà, c’è una guerra tras-versale di potere nel centrodestra che ha scelto proprio la Rai come terreno di scontro e c’è anche una faida generazionale nel Pdl che oppone gli emergenti ai vecchi colonnelli e soprattutto al plenipotenziario di Berlusconi, Gianni Letta, per una guerra di successione che sembra già iniziata.
In tutto questo ribollire di sfide incrociate, proprio in centro, c’è il povero Villari che mentre cerca di costruire per sé un nuovo personaggio vincente si trova invece ad essere strumento un po’ di tutti.
La perfetta sintesi della situazione si intuisce dalle parole pronunciate l’altra sera da Ignazio La Russa, che prima si è complimentato con il “bravissimo” Villari, poi con “la maggioranza che in Vigilanza ha fatto bene a non chiedergli di dimettersi”, e infine con “Fini, Schifani e Berlusconi che hanno fatto prevalere il senso delle istituzioni invitando Villari a dimettersi”. Ma Villari non si è dimesso.
Certo è che la questione sta prendendo una piega pericolosa ed anche l’intervento di Fini, terza carica dello Stato, che temendo un nuovo e più grave stallo, ha invitato Villari a dimettersi con una nota, non ha precedenti nella storia parlamentare repubblicana.
Gli attacchi volgari di Di Pietro a Berlusconi, così come certe allusioni di Orlando a Schifani, nel silenzio in qualche modo complice di Veltroni certo non contribuiscono a rasserenare gli animi e così la politica italiana rischia di impantanarsi sulla questione Rai mentre la crisi incalza e da tutto il mondo arrivano segnali preoccupanti.
Gli italiani non arrivano più alla fine del mese e non gli importa certo il nome del presidente di una commissione. Villari cerca spazio, ma rischia di passare alla storia assai malamente.

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