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Nepal: da monarchia a repubblica,una transizione difficile

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Venerdi 11 Aprile 2008 – 14:37 – Antonella Vicini stampa
Nepal: da monarchia a repubblica,una transizione difficile



È stato macchiato dal sangue il momento cardine per la transizione dalla monarchia alla democrazia in Nepal.
Ieri, per la prima volta dal 1999, 17 milioni e mezzo di aventi diritto sono stati chiamati alle urne per eleggere l’assemblea costituente, composta da 601 legislatori, che avrà due anni di tempo, più ulteriori sei mesi, per redigere la nuova costituzione in senso repubblicano.
I costituenti avranno anche il compito di governare il Paese fino alle prossime legislative.
Si parlava di violenze. Nell’entusiasmo e nell’attesa generale, poco prima che si chiudessero i seggi, ieri, un candidato indipendente è stato assassinato nel sud del Paese. Non la prima vittima di questo voto. Alla vigilia delle elezioni, mercoledì, agenti antisommossa avevano ucciso sette maoisti, mentre due giorni prima anche un deputato del Partito comunista è stato assassinato da un commando non identificato.
A conferma della tensione diffusa in tutto il paese himalayano al confine con Cina e Afghanistan, i media locali hanno denunciato la sospensione delle operazioni di voto in alcuni seggi di località più remote a causa di tentativi di intimidazione, Nonostante 135mila agenti di polizia siano stati dispiegati intorno ai seggi. Poteva andare peggio, in realtà, secondo alcuni osservatori. A dispetto di questi “incidenti di percorso”, le Nazioni Unite, che avevano inviato in loco 800 osservatori internazionali, si sono dette, infatti, soddisfatte del clima elettorale, visto che il numero limitati di episodi violenti, in un contesto caratterizzato da anni di guerriglia, è stato circoscritto ad alcune zone.
“Vi è stato un entusiasmo straordinario della gente nell’esprimere il voto”, ha commentato il portavoce della missione Onu di pace in Nepal Kieran Dwyer.
“Ci hanno segnalato che a mezzogiorno quasi il 50 per cento degli aventi diritto aveva votato. Questo dimostra l’entusiasmo della gente”, ha proseguito, concludendo che “ci sono state notizie di incidente in alcune circoscrizioni, ma si è trattato fatti isolati”, ha concluso.
Ulteriori problemi potrebbero sorgere ora nelle operazioni di scrutinio, che dureranno alcune settimane, quando è probabile che i vari gruppi, non solo quelli minori, facciano di tutto per accaparrasi il maggior numero di preferenze. Gli analisti dell’International Crisis Group hanno già annunciato che “i partiti si scambieranno accuse di frode e violenza”.
Il leader maoista Prachanda ha già ha avvertito, infatti, che se il suo partito non prenderà la maggioranza dei voti, sarà evidente l’esistenza di una cospirazione, minacciando di dover prendere “il potere con la forza”.
Un appuntamento, quello di ieri, considerato storico per due ragioni. La prima è che questo voto è la naturale prosecuzione dell’accordo firmato nel novembre 2006 tra i sette partiti di governo e guerriglieri maoisti, per porre fine a dieci anni di lotta armata, costata la vita a 13mila persone, e per transitare il Nepal verso un nuovo assetto istituzionale: “democratico” e “secolare”.
La tappa di ieri era tanto più attesa considerando che già due volte, nel giugno e nel novembre dello scorso anno, la chiamata alle urne era stata rimandata prima per “problemi organizzativi”, poi per l’ostruzione dei maoisti.
Questa volta, invece, il partito maoista, che aspira a importanti risultati, ha dichiarato da subito che non avrebbe boicottato il voto, diversamente dai gruppi più radicali, che rappresentano in alcune località circoscritte le minoranze etniche delle pianure meridionali del Terai.
Un evento storico, inoltre, perché significa la fine dell’ultimo regno indù, dopo 240 anni di monarchia, interrotta sostanzialmente nel 2006, poco prima dell’accordo, quando il re Gyanendra è stato privato di tutti i poteri, a favore del capo dell’esecutivo provvisorio.

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