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La politica dei pazzi

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Mercoledì 9 Aprile 2008 – 14:58 – Decio Siluro stampa
La politica dei pazzi

Le aziende italiane, già da parecchi anni, prendendo ad esempio il modello americano, sono aduse sottoporre ad un completo esame medico i candidati ad un’assunzione. Non vogliono correre il rischio di assumere una donna in gravidanza o persone già malate o ad elevato rischio di malattia che per l’azienda rappresenterebbero un costo a fronte di mancate prestazioni professionali. Una pratica in generale discutibile e certamente discriminatoria, ma in qualche modo comprensibile quando si tratta di assumere personale dirigenziale, gente alla quale l’azienda delegherà decisioni importanti. In questo caso sembra naturale che l’impresa controlli non solo le capacità fisiche, ma anche quelle mentali, assicurandosi, per esempio, che il soggetto non sia psichicamente turbato instabile o dipendente da sostanze stupefacenti.
Non ci scandalizza quindi affatto la proposta lanciata ieri da Berlusconi ovvero sottoporre a visita psichiatrica periodica di controllo i magistrati per valutarne l’idoneità alla delicata funzione ricoperta.
Se le aziende possono farlo per i loro dirigenti per tutelare la buona gestione dei loro profitti perché non dovrebbe farlo lo Stato per garantire una giustizia giusta ai suoi cittadini?
Quale garanzia potrebbe offrire un magistrato che esercita il suo mandato sotto gli effetti della droga? Oppure quale imparzialità potrebbe garantire un giudice chiamato a decidere su una questione troppo simile ad una sua vicenda umana che lo ha profondamente coinvolto? E non c’è bisogno di andare troppo lontano con la fantasia per trovare qualche esempio. Un giudice che avesse un figlio responsabile di un incidente automobilistico mortale potrebbe risultare troppo morbido con i pirati della strada o, se avesse una vittima tra i suoi parenti, fin troppo severo. O ancora: un giudice che ha appena vissuto il trauma di una contrastata separazione coniugale, con quale serenità deciderà nelle cause di divorzio?
Se quindi è giusto controllare la sanità mentale di chi prende decisioni che possono influire sulla vita altrui, perché non sottoporre a controllo anche i parlamentari?
Ricorderete tutti quando i protagonisti di una nota trasmissione televisiva, con uno stratagemma, sottoposero un buon numero di parlamentari all’esame tossicologico. I risultati furono devastanti: quasi un terzo del campione risultò positivo alla cocaina. Non osiamo poi immaginare cosa verrebbe fuori se fosse resa obbligatoria anche la visita psichiatrica. L’unico valido motivo per non preoccuparsi troppo della salute mentale di chi promulga le nostre leggi deriva dal fatto che di decisioni importanti nel Palazzo non se ne prendono. Gli ordini vengono da Washington, dai salotti della grande finanza, dai centri di potere, ai nostri politici solo il compito di fare “ammuina”. Forse per questo alcuni di loro hanno bisogno di un aiutino chimico.

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