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Londra abbassa ancora i tassi di interesse

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Venerdi 6 Febbraio 2009 – 17:05 – Filippo Ghira stampa
Londra abbassa ancora i tassi di interesse



La Gran Bretagna, la Nazione europea più toccata dalla crisi finanziaria internazionale nata negli Stati Uniti, ha deciso di abbassare il costo del denaro. La Banca d’Inghilterra ha infatti tagliato dello 0,50% il tasso di sconto, quello praticato alle banche, che in tal modo si è assestato all’1% livello che costituisce un autentico minimo storico. Se si considera che nell’ottobre scorso i tassi erano al 5%, fatto che attirava molti capitali sulla piazza della City, appare chiaro che si tratta di un vero cambiamento di indirizzo. Le pesantissime conseguenze della crisi in Gran Bretagna hanno testimoniato del fallimento dell’impostazione perseguita dai governi laburisti che hanno cercato di far tornare la City all’epoca precedente al 1915 quando era il centro finanziario del mondo. Tale impostazione finanziaria, seppure premiante sul breve periodo, ha finito per penalizzare l’industria nazionale che ora, in buona parte, si trova in mano straniera. Alla fine nemmeno le banche e le finanziarie, che avevano investito così pesantemente sull’economia virtuale, sono riuscite a tenere fronte ad un mercato sul quale vagavano miliardi di titoli che altro non erano che carta straccia. La crisi delle banche britanniche, e più in generale dell’economia, e il crollo della quotazione della sterlina hanno fatto balenare nella classe dirigente di Londra la sensazione che un certo mondo sia finito facendogli toccare con mano, sia pure con sessanta anni di ritardo, che la Gran Bretagna è una Nazione senza impero e che non bastano i ricordi e l’orgoglio del bel tempo che fu per recuperare un ruolo da primo attore che non tornerà più. Ed incomincia a farsi anche strada l’interrogativo se sia o meno il caso di entrare nell’euro abbandonando la sterlina anch’essa ai suoi minimi storici. Decisione che avrebbe un devastante effetto psicologico su un popolo abituato a dominare il mondo ma ora costretto ai soli rimpianti.

La Bce invece aspetta
Il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, non ha escluso che a marzo ci possa essere un nuovo taglio del tasso di sconto. Ieri il direttivo della banca ha deciso di lasciarlo al 2%. E Trichet si è affrettato a puntualizzare che un livello pari allo zero non sarebbe “appropriato” ma che comunque il 2% non è il livello più basso a cui ci si può e ci si deve fermare. Anche per la Bce il calo dei tassi rappresenta una svolta storica. L’istituto di Francoforte aveva puntato in passato a tenere alti i tassi di interesse per scoraggiare una eccessiva domanda di liquidità da parte di privati e banche che si sarebbe poi riflessa sulla domanda globale e quindi si sarebbe rivelata come inflazionistica. Ma ora, con la recessione in corso, e con fenomeni di deflazione e di disinflazione, si deve rendere più basso il costo del denaro sperando che soprattutto le imprese decidano di investire e favoriscano una ripresa economica che almeno per il 2009 sembra piuttosto lontana. Secondo Trichet infatti, la recessione nell’area dell’euro si è rafforzata e ci aspettano dati molto negativi per quanto riguarda il Prodotto interno lordo nell’ultimo trimestre del 2008. L’economia infatti è in forte frenata economica anche se le pressioni inflazionistiche sia interne che dall’esterno stanno diminuendo. Quello che preoccupa è che la domanda estera di prodotti europei sta diminuendo. C’è poi in giro un generale clima di bassa fiducia e di incertezza e questa, unita alla stretta del credito, sta compromettendo anche la domanda interna.
La Bce, che continuerà a monitorare attentamente gli sviluppi della situazione, prevede che i tassi d’inflazione nei Paesi della zona euro saranno in linea con le sue aspettative sulla stabilità dei prezzi nel medio termine. Questo le servirà per assumere le decisioni di politica monetaria. Nonostante tutto la Bce mostra ottimismo sul futuro perché l’area dell’euro dovrebbe risentire degli effetti benefici delle misure adottate dai singoli governi negli ultimi mesi per far fronte alla crisi finanziaria. Quando la situazione si sarà stabilizzata, sarà possibile fare ritorno la fiducia nel sistema finanziario e allentare la stretta creditizia per le imprese e i consumatori. Trichet ha però ammonito che quelle misure devono restare concentrate e di natura temporanea per portare ad una ripresa effettiva e sostenibile e mantenere un quadro di stabilità nel medio termine. Del resto la stessa inflazione nell’area dell’euro dovrebbe rimanere ad un livello molto basso fino a giugno-luglio per poi risalire nel secondo semestre dell’anno. In ogni caso, ha ammonito, le politiche economiche dei singoli governi devono rispettare l’economia di mercato e la concorrenza e respingere le sirene del protezionismo che da più parti si stanno levando.

Petrolio
Trichet ha toccato anche il problema del prezzo del petrolio che dai 140 dollari al barile dello scorso anno ora si è attestato sui 40 dollari. Prezzi bassi del greggio (ma anche delle altre materie prime) sono necessari perché, specie in questa fase, rappresentano uno stabilizzatore automatico per l’economia. A suo avviso comunque un buon livello del prezzo del petrolio potrebbe essere intorno ai 75 dollari. Fatto che renderebbe felici i Paesi produttori, molto meno quelli consumatori.

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