Che la maggioranza non stia facendo una bella figura è un dato di fatto ma che l’opposizione stia facendo una pessima figura è un altro dato di fatto. L’inciucio sulla legge elettorale, l’inciucio sulla Rai, l’inciucio sul federalismo e l’inciucio sulla Giustizia non servono a nascondere la polvere sotto il tappeto. E i contrasti all’interno del Pd emergono sempre più forti. Al centro delle critiche la linea del segretario Veltroni, contestata anche da Bersani. “Il modello all’americana va bene -ha detto il ministro ombra dell’Economia- per eleggere il segretario, almeno per ora, ma non può sottrarre al partito il dovere di discutere le forme e i meccanismi della partecipazione, né quello della selezione delle candidature”. Insomma, per l’ex ministro per lo Sviluppo del governo Prodi è opportuno rimettere in primo piano la tradizione culturale, quella comunista, quella socialista e quella cattolica, degli ultimi 150 anni di storia che poi, a suo dire, è alla base del Pd. Certo ci vuole una bella faccia tosta a voler rappresentare anche la cultura socialista e democristiana dopo aver partecipato attivamente alla distruzione di quei partiti attraverso quella brutta pagina di Mani pulite degli anni ’90. Ora ne vogliono prendere l’eredità, ben sapendo che quei partiti non esistono più. E vorrebbero prendere, attraverso l’accordo sull’infame legge elettorale, anche i voti della sinistra radicale. “La vocazione maggioritaria -ha proseguito Bersani- significa percepire che il nostro partito ha il massimo di responsabilità nell’organizzare un grande campo del centrosinistra. In questa fase occorre tenere aperta la nostra capacità di rapporto, di dialogo e di alleanza nelle più diverse tradizioni. Alla nostra destra come alla nostra sinistra”. Insomma, sia a destra che a sinistra stanno sorgendo due mostri accentratori, che non disdegnano di nutrirsi dei piccoli partiti. Intanto, mentre Veltroni è in visita nella provincia senese, a Roma monta la rabbia dei radicali contro l’alleato per l’inciucio sulla legge elettorale. Per dirla in breve, lo sparuto gruppo pannelliano lancia strali di fuoco contro l’accordo immondo che fa piazza pulita delle voci alternative. Alle accuse della radicale Bernardini che ha parlato di spartizione del bottino, il capogruppo del Pd alla Camera Antonello Soro ha definito, in una lettera aperta all’esponente radicale, inaccettabili le sue affermazioni. “Hai pronunciato parole molto gravi”, così inizia la missiva di Soro “Hai parlato di spartizione del bottino partitocratrico. E’ legittimo avere idee diverse e il gruppo ha sempre rispettato e garantito l’autonomia della delegazione radicale. Questa volta, tuttavia, si è passato il segno. Nessuna autonomia infatti può consentire di offendere, insultare, accusare con argomenti infamanti che nulla hanno a che fare con la libertà di opinione”. La missiva alla Bernardini si conclude con una richiesta di scuse… Ma le scuse al popolo italiano o meglio a quella parte di italiani che non saranno più rappresentati in Parlamento le dovrebbero presentare proprio gli esponenti del Pd che assieme alla maggioranza hanno prodotto questa porcata.
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