Ancora pochi giorni e poi le speranze degli italiani di essere rappresentati e difesi contro il turboliberismo dilagante nell’Europarlamento di Strasburgo tramonteranno definitivamente; martedì prossimo, per la cronaca il 9 febbraio, il disegno di legge che modifica in senso fortemente restrittivo la legge elettorale per le elezioni dell’Unione europea già licenziato dalla Camera, infatti, inizierà il suo iter al Senato. A darne notizia la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. Frattanto continuano le schermaglie dialettiche tra i tanti ex comunisti che ancora affollano il panorama politico italiano. La sinistra radicale infatti, messa praticamente sul viale del tramonto da questa nuova norma, continua a criticare l’atteggiamento dei cugini maggiori del Partito democratico che sono scesi a patti con il diavolo azzurro. Attaccati su tutti i fronti però i piddini non ci stanno ad incassare e basta i montanti di ex alleati ed ex sodali e continuano ad esaltare il loro operato, rigettando al mittente ogni accusa di inciucio. L’ex ministro per le Riforme Vannino Chiti ha infatti difeso la linea assunta dal loft di Santa Anastasia asserendo: “Una legge elettorale è giusta se consente ad ogni forza politica di presentarsi e di misurarsi con il consenso dei cittadini. In questa legge per le elezioni europee questo garantisce e assicura”, parole queste che si commentano da sole e che spiegano perfettamente l’attuale confusione che si registra all’interno della formazione bianco-rossa. Non ancora soddisfatto per quanto appena sostenuto, subito dopo l’ex diessino ha rincarato la dose sostenendo che questa norma “aiuterà a realizzare anche quella per le elezioni politiche e credo che sia condivisa dal buonsenso della gran parte dei cittadini italiani sia che votino per il Partito democratico, per la Sinistra cosiddetta radicale, per il Popolo delle libertà o per la Lega”. La parole di Chiti hanno ovviamente ravvivato lo scontro in atto con la sinistra radicale, tanto che Nichi Vendola, governatore della Regione Puglia nonché scissionista a giorni alterni di Rifondazione, scimmiotta quanto fatto dai suoi rivali alla vigilia delle politiche dello scorso anno ed invoca il ritorno del voto funzionale. “Spero - ha affermato - che l’esibita arroganza di quest’operazione faccia scattare il voto utile contro Veltroni e verso le formazioni di sinistra che saranno in grado di presentarsi con un cartello unitario”. Secondo il compagno Nikita quest’ultima scelta legislativa del partito sorto dalla fusione fredda di Quercia e Margherita rappresenta inoltre l’ennesimo episodio di sbandamento del Pd veltroniano che “quasi a campagna elettorale cominciata, cambia le regole del gioco semplicemente per occultare la propria crisi”. Se c’era anche la più remota possibilità che Pd e sinistra radicale potessero tornare a vivere nella stessa coalizione con le ultime scelte di Veltroni e compagni questa eventualità è definitivamente scemata. Da una parte però l’atteggiamento del piddini è anche comprensibile, azzerati i comunisti vari e gli ecoriformisti gli elettori rimasti orfani non potranno che andare ad ingrossare le fila del partito bianco-rosso; magari non in queste europee ma sicuramente nelle prossime politiche dove il Pd, con Veltroni magari finalmente partito per l’Africa tenendo fede ad una sua promessa, cercherà di rifarsi per le tante sonore sconfitte fin qui patite.
|