Caro direttore, permettimi di esprimerti la mia opinione personale sul caso Cesare Battisti, opinione che in buona parte discorda dall’articolo apparso ieri su Rinascita. Premesso che come mazziniano mi sento ideologicamente e culturalmente lontano anni luce dalle idee di Cesare Battisti, tuttavia ed appunto perchè la penso in maniera diversa da lui, mi sono limitato a scandagliare, leggendo i giornali, i risvolti politici e giuridici di questo affaire italo-brasiliano. Prima di scriverti ho fatto un giro di telefonate tra alcuni conoscenti nella numerosissima comunità italiana in Brasile comunità che nessuno, tra i media e gli ambienti culturali, si è sentito in dovere di consultare: ebbene, devo dirti, che l’orientamento emerso va dall’indifferenza (la maggioranza) all’approvazione dell’operato del governo brasiliano. Credo di conoscere molto bene la realtà brasiliana e della comunità italo-brasiliana, ho insegnato all’Istituto Italiano di Cultura di San Paolo, ho avuto contatti in quel periodo con i nostri ambienti diplomatici a San Paolo e a Brasilia e ti posso assicurare che dell’articolo apparso ieri su Rinascita mi sento di condividere solo l’ultima frase che è la seguente: “Insomma, fermo restando la necessità di assicurare Battisti alla legge italiana, siamo di fronte alla solita Italia debole con i forti e grande con i piccoli”. Il governo di Berlusconi ha infatti commesso numerosi errori: di immagine e politici. Un errore politico è stato quello di essersi intromesso, con la tipica arroganza berlusconiana di fare il gradasso con i deboli e l’agnellino con i potenti, negli affari interni di un Paese amico come il Brasile il quale ha il diritto, previsto dalle leggi internazionali in materia e dalla Costituzione, di prendere le decisioni che ritiene più giuste, in base alle leggi, in ordine alla libertà o alla restrizione della libertà personale di chi entra nel suo territorio. Per inciso, ti faccio notare che la Costituzione brasiliana, come quella venezuelana, è considerata una delle migliori al mondo per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani e delle libertà politiche. Inoltre, il Brasile, dopo gli “anni di piombo” della dittatura militare ha voltato pagina, ha proclamato un’amnistia e ha messo fine alla legislazione dell’emergenza. Se l’Italia su questa materia la pensa in maniera diversa vuol dire che noi italiani abbiamo ancora un problema politico da risolvere, vuol dire che siamo ancora prigionieri della logica degli opposti estremismi e ben lontani da un qualunque processo di pacificazione nazionale e di superamento dell’odio: che ebbe inizio, come ben sai, durante gli anni della guerra civile. Un altro errore politico commesso dal governo Berlusconi è di non aver tenuto conto del ruolo che ha in questa particolare congiuntura politica il Brasile e di quanto è utile a noi italiani una stretta amicizia con il Brasile e con tutto il Sud America per superare la crisi che ci sta affliggendo e per spostare a nostro favore e a favore di tutta l’Europa il baricentro geo-politico che ancora oggi ruota intorno al blocco nord-americano. Ha commesso inoltre un errore di immagine: le sparate dell’ex-missino La Russa di fronte al cinema Odeon di Roma contro gli squadroni della morte (non sa l’on.le La Russa che gli squadroni della morte sono considerati di destra ed appoggiarono le dittature militari finanziate dalla CIA?) e dei leghisti come Borghezio lasciano il tempo che trova. Le minacce contro il turismo e il commercio bilaterale dimostrano soltanto che ci troviamo in presenza di una classe politica isterica e mentalmente labile. Il ministro Frattini ha solo una strada di fronte al suo governo per risolvere questo caso, ammesso che abbia una soluzione: percorrere la via della legge e della legalità internazionale. L’Italia era un tempo la patria del diritto: mi auguro che ritorni ad esserlo. E’ vero che, con poco tatto, il ministro della giustizia brasiliano Tarso Genro ha ironizzato sulla “sensibilità democratica” dell’Italia, ma se ci resta ancora un poco di dignità dobbiamo solo “abbozzare” perchè gli esempi di democrazia, di libertà e di indipendenza che in questi ultimi tempi i nostri politici e i nostri organi di informazione hanno dato al mondo sono davvero notevoli! Cordialmente. Roberto Sestito San Paolo
C’è un equivoco. Noi, quelli di “Rinascita”, siamo i primi - e forse i soli - in Italia a criticare le due velocità che i nostri beneamati governi applicano ogniqualvolta si tratta da una parte di dichiararsi garantisti e dall’altra di mostrarsi forcaioli. In particolare siamo più che convinti che occorra - fatte salva una condanna inappellabile per chi prosegua nella lotta armata (le nuove Br) - come appunto fatto in Brasile, giungere ad una pacificazione nazionale e fare piazza pulita sia della strategia degli opposti estremismi e sia della legislazione speciale (pentitismo, etc.) che ancora è vigente e che è evidente perpetuazione di ingiustizie. Come ci vergognamo con te per la brutta pagina del governo (e dell’opposizione “democratica”) per l’assoluta mancanza di equilibrio nel cianciare minacce di ritorsione economica e nel non sentire il bisogno di collegarsi con la grande comunità italo-brasiliana. Ma proprio per questo non è giusto che un condannato all’ergastolo per omicidii - di qualunque parte politica sia - attui a proprio beneficio un’auto-assoluzione, magari contando su evasioni, fughe, agenti segreti e ricoveri in Stati come la Francia o come il Brasile. Battisti si dichiari pronto a venire in Italia, magari - come in altri casi accaduto - con una sinecura giudiziaria indicata e imposta quale condicio sine qua non dalla giustizia brasiliana che crei i presupposti di una revisione dei processi e apra così la strada ad una campagna di conciliazione nazionale che metta una definitiva pietra sugli anni di piombo. Ah. Non siamo certo nostalgici di una giustizia-fai-da-te come nei casi di Tuti, Freda, Priebke e Carlos... Ugo Gaudenzi
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