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Dal Senato un giro di vite sui clandestini

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Venerdi 6 Febbraio 2009 – 15:43 – Tatiana Genovese stampa
Dal Senato un giro di vite sui clandestini


L’Aula di Palazzo Madama ha dato ieri il placet al disegno di legge sulla sicurezza, che ora dovrà affrontare lo scoglio di Montecitorio. Dopo che il governo mercoledì è stato battuto tre volte sulle proposte di modifica all’articolo 39, ovvero sulla stretta sui centri di permanenza - per cui il termine massimo rimane di 60 giorni, come previsto dalla Bossi-Fini anziché 18 mesi - e sui ricongiungimenti familiari, ieri il Senato è andato avanti rapidamente nelle votazioni degli ultimi dei 55 articoli del ddl sicurezza. A cominciare dal contestatissimo emendamento della Lega che cancella la norma per cui il medico non deve denunciare lo straniero che si rivolge a strutture sanitarie pubbliche. L’emendamento, passato con 156 sì, 132 no, un astenuto, sopprime il comma 5 dell’articolo 35 del decreto legislativo del 25 luglio 1998, n. 286, ossia il Testo unico di disciplina dell’immigrazione, con norme sulla condizione dello straniero che recita: “L’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”.
L’emendamento della Lega prevede anche il carcere fino a quattro anni per i clandestini che rimangono sul territorio nazionale nonostante l’espulsione e fissa da 80 a 200 euro la tassa per il permesso di soggiorno.
E dopo che mercoledì il Senato aveva votato a favore dell’inasprimento della 41 bis per i mafiosi, dell’esclusione degli arresti domiciliari per gli stupratori e del patrocinio gratuito, in deroga ai limiti di reddito attualmente previsti, alle vittime dei reati di stupro, ieri è arrivato il via libera è arrivato anche per l’emendamento proposto dal capogruppo Udc Gianpiero D’Alia, riformulato e quindi accolto dal governo, che vieta l’apologia o l’incitamento via Internet o telematica in genere dell’attività della criminalità organizzata, delle associazioni eversive, nonché di incitamento alla violenza sessuale, all’odio etnico, razziale e religioso.
Placet inoltre all’articolo 44 che istituisce il registro nazionale delle persone senza fissa dimora. I clochard che vivono in Italia dovranno essere iscritti in una sorta di anagrafe che verrà istituita presso il ministero dell’Interno e la schedatura dovrà essere avviata entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge.
Altro punto di ampia polemica è stato il sì dei senatori alle cosiddette “ronde padane”, istituzionalizzate attraverso l’ok all’articolo 46 del ddl sicurezza. In particolare la norma contempla che gli enti locali saranno “legittimati ad avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini al fine di segnalare agli organi di polizia locale eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio ambientale”. Tuttavia, attraverso un emendamento del Pd, è stato stabilito che le ronde non potranno girare armate e non potranno “cooperare nello svolgimento dell’attività di presidio del territorio” così come era stato previsto invece nel testo licenziato dalla commissione Giustizia del Senato.
Infine l’ultimo emendamento licenziato da Palazzo Madama riguarda la parte relativa alla modifica del codice penale sulle pene per chi imbratta i muri. I cosiddetti “writers” non rischiano più, come prevedeva inizialmente il provvedimento, di finire in carcere, ma viene comminata esclusivamente una multa. Se il fatto è commesso su beni immobili o mezzi di asporto pubblici e privati, la multa va da 300 a 1000 euro. Se invece è commesso su “cose di interesse storico o artistico” la multa è di 1500 euro. Nei casi di recidiva, la multa diventa di 2500 euro (contro i 10.000 inizialmente previsti).

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