Il rifiuto da parte del governo brasiliano di estradare in Italia Cesare Battisti, condannato nel nostro Paese per gravi reati connessi al terrorismo, ha riaperto vecchie ferite ed acceso antiche polemiche. Intanto nella maggioranza c’è chi tenta di smorzare i toni, come Berlusconi o il ministro degli Esteri Frattini, cercando di tutelare in ogni modo le buone relazioni con il Brasile e chi, come La Russa, Meloni ed in genere tutta An, vuole reazioni forti contro Brasilia, per esempio annullando un’amichevole di calcio prevista a inizio febbraio a Londra o boicottando il turismo verso il Brasile. Tutto questo mentre la sinistra, che solo poco tempo fa lanciò appelli in favore di Battisti per impedirne l’estradizione dalla Francia, cerca di tenere un profilo bassissimo, mediando tra “cuore” e sondaggi di opinione. La vicenda Battisti non è importante in sé, ma in quanto dimostra come sia ancora irrisolta in Italia la questione legata agli anni di piombo ed in verità anche quella, ormai remota, che risale alla guerra civile. Per l’una e l’altra servirebbe una vera pacificazione nazionale, ma questa non potrà mai avvenire fintanto che tutte le parti non decidono di accettare la verità, l’unica medicina capace di cicatrizzare le ferite. Fintanto che avremo santificate le gesta resistenziali (di qualsiasi genere, anche quelle che furono tuttaltro che nobili), fintanto che verrà mistificata l’aggressione americana definendola “liberatrice”, fintanto che non verrà data la stessa dignità a tutti i combattenti, compresi quelli della RSI, fintanto che un pensiero politicamente corretto umilia la libertà d’opinione e impone una storia preconfezionata sarà difficile cancellare le antiche divisioni. Proprio quelle divisioni furono il fertile terreno su cui far attecchire la campagna d’odio degli opposti estremismi. Giovani di entrambi gli schieramenti, mossi entrambi da nobili ideali ma spesso confusi e manipolati nell’azione, diventarono facili pedine per chi in Italia progettò e mise in atto quella stagione del terrore passata alla storia come “anni di piombo”. Sarebbe bene tirare un deciso colpo di spugna, senza cercare di distinguere gli uni dagli altri: i buoni che hanno sbagliato dai cattivi irrecuperabili. Questa ricerca del pentitismo ad ogni costo non ha prodotto buoni risultati e la mutata condizione storica è l’unico vero deterrente per il ripetersi di quegli eventi. Qualcuno non vuole però mettere la parole fine a quella triste stagione. Alcuni perché “il mito” è l’unico valore residuale di un’ideologia fallimentare, altri, forse, perché vedono la possibilità di ripetere quella esperienza per difendere un sistema capitalistico ormai in implosione. Questo è il vero pericolo, un pericolo enorme. I veri manovratori, quelli sempre occulti, che continuano a prosperare anche durante questa crisi economica mondiale, temono che possa verificarsi, finalmente, un’alleanza tra tutti gli uomini liberi che in nome del socialismo si uniscono contro il comune nemico. Contro questa evenienza sono sempre pron ti a rispolverare opposti estremismi e anni di piombo e per questo non vogliono la verità. Mai. |