Il governo renderà noti venerdì gli aiuti al settore dell’auto che saranno inseriti nel pacchetto di interventi previsti per sostenere i consumi. Come al solito sono stati previsti incentivi per la rottamazione che serviranno anche per rivestire il tutto di una patina verde ed ambientalista. Ma anche detrazioni fiscali. La posizione italiana è stata spiegata al commissario Ue alla concorrenza, Neelie Kroes, alla quale è stato assicurato che tali misure sono del tutto compatibili con la normativa europea in materia di mercato. Lo stesso l’Italia non lo può dire per le misure adottate dalla Francia che, secondo il ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi, alterano le regole della concorrenza quando è in corso una crisi pesantissima che ha investito l’intero settore dell’auto. Quelle francesi per l’Italia sono misure protezioniste e il nostro governo, pur avendo da sempre uno spirito di grande collaborazione con la Francia, non permetterà a nessuno di giocare sporco. Secca la replica del ministro francese dell’Industria Luc Chatel. Non si tratta di misure protezionistiche, ma di aiuti alla filiera produttiva, per salvare un settore che sta pagando il prezzo più alto per la crisi in corso. Per questo il governo francese ha chiesto a tutte le case automobilistiche che operano in Francia di investire sul territorio francese, con l’obiettivo di aiutare non solo le aziende produttrici ma anche quelle dell’indotto. A sua volta il vice premier ceco, delegato agli Affari europei, Alexandr Vondra, parlando come presidente di turno della Ue, ha chiesto alla Commissione europea di presentare un piano europeo per rinnovare il parco auto, prevedendo premi e incentivi per la rottamazione. Quelle che già esistono a livello nazionale ma che necessitano di un coordinamento da parte di Bruxelles per avere una concorrenza equa ed evitare distorsioni nel mercato. Del resto la situazione è molto grave. Nel 2008 l’industria dell’auto rispetto al 2007, ha registrato un calo delle vendite dell’8% che continuerà nel 2009 e forse peggiorerà non solo per i produttori ma per tutto l’indotto. Gli aiuti alla rottamazione da soli non basteranno. Si devono però incoraggiare allo stesso tempo gli investimenti in nuove tecnologie. Si tratta di un approccio che sul lungo periodo avrà benefici per tutti. Nonostante tutte queste buone intenzioni il commissario Ue all’Impresa, il tedesco Guenter Verheugen, si è detto molto preoccupato, paventando che entro fine anno possano chiudere diverse fabbriche. Non si può assolutamente accettare che un solo produttore europeo si trovi in difficoltà, ha affermato ricordando che nel settore auto lavorano circa 12 milioni di addetti e che esso rappresenta la voce principale nelle esportazioni. Con le banche che hanno tagliato il credito, con l’esaurimento dei fondi disponibili della Banca europea per gli investimenti, gli aiuti di Stato diventano necessari. In ogni caso, ha ammonito, vanno evitate distorsioni della concorrenza e non vanno messi a repentaglio gli obiettivi europei di tenere sotto controllo i conti pubblici.Né le misure per l’auto possono essere discriminatorie verso un altro produttore. L’Europa non vuole il protezionismo, ha assicurato, e non ha alcun interesse in un crollo dell’industria dell’auto americana. A rallegrare l’atmosfera è arrivato anche il risultato di una simulazione Svimez-Irpet, condotta su modelli econometrici multi regionali, che ha cercato di valutare l’impatto economico occupazionale della crisi dell’auto nelle regioni italiane nel 2009. In mancanza di correttivi, cioè di aiuti, il Pil scenderà dello 0,4% e gli occupati, tra industria (Fiat) e indotto caleranno di 98 mila unità. Una simulazione che ha avuto quantomeno il dono della tempestività per sposare le ragioni del Lingotto.
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