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Convergenza sempre più vicina

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Mercoledì 14 Gennaio 2009 – 15:46 – Michele Mendolicchio stampa
Convergenza sempre più vicina

Il confronto sulla Giustizia tra i due Poli va avanti tra ammiccamenti e proclami di guerra. A riavvicinare le parti ci ha pensato il presidente della Camera Fini con la sua proposta di riforma che ha scatenato anche delle reazioni più che giustificate. Al contrario, il vertice del Pd ma anche dell’IdV ha gradito questo impegno di Fini nel dettare l’agenda politica. Per Di Pietro “è ora che si passi dalle parole ai fatti. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha detto in un’intervista che al primo posto della riforma in materia di giustizia c’è l’aumento delle risorse finanziarie. Bene, metta all’ordine del giorno il disegno di legge dell’Italia dei valori che prevede questo, piuttosto che fare interviste. Altrimenti predica bene e razzola male”. Tra alleanzini, dipietristi ed ex diessini c’è un filo comune: il giustizialismo. E di questa alleanza se n’è avuta conferma negli anni ’90, con l’infausta discesa in campo del pool di Mani pulite. I detentori della supremazia morale si sono avvalsi, quindi, dell’apporto di alleanzini e dipietristi per debellare le resistenze craxiane. E questa alleanza giustizialista tiene nonostante diversi esponenti del Pd siano finiti nel calderone delle inchieste giudiziarie per corruzione e finanziamenti illeciti.
Sul tema della Giustizia il segretario del Pd è intervenuto con una disamina piuttosto articolata, partendo proprio dalle proprie disavventure tangentiste. “Credo che le vicende di cronaca -ha osservato il giovane Walter- di questi ultimi giorni abbiano mostrato i rischi di errori, anche gravi, da parte di singoli magistrati. Sono cose che sostengo non da oggi e non perché alcune indagini siano rivolte verso il centrosinistra: queste cose le dico dai tempi di Tangentopoli, sono le stesse che scrivevo sull’Unità di cui ero allora direttore. Sul mio attaccamento alle garanzie non possono dunque esserci dubbi”. A dire il vero il giornale di partito, da lui diretto in quegli anni, era di ben altro tenore. Non c’era giorno senza una requisitoria giornalistica in cui si sponsorizzava l’azione dei giudici di Milano e nello stesso tempo si delegittimava la figura di Bettino Craxi. Ovviamente le inchieste di questi giorni hanno messo a dura prova quel legame di sangue tra procure militanti e il partito detentore della cosiddetta supremazia morale. “Per tornare all’oggi -ha osservato Veltroni- mi ha profondamente colpito il caso di Margiotta per il quale la richiesta di arresto è stata bocciata anche dal Tribunale del riesame oltre che dalla Camera, o quella del sindaco di Pescara D’Alfonso. Ho parlato di situazione grave perché colpisce la libertà delle persone e anche la solidità delle istituzioni”.
E’ innegabile che lo scossone prodotto dalle inchieste di questi ultimi mesi che hanno visto i detentori della diversità morale finire sulla graticola giustizialista ha lasciato degli strascichi, tali da costringere il partito ad affrontare la questione morale. E in questa fase i due Poli hanno visto allontanarsi la politica del volemose bene. Ora con la proposta di Fini sulla riforma della Giustizia i due schieramenti si ritrovano in piena sintonia. Questo nonostante le frizioni decretate dalla volontà di Berlusconi di limitare le intercettazioni sul tema della corruzione. “Non si fanno riforme serie -ha sottolineato il giovane Walter- senza o contro i magistrati o gli avvocati, ovvero quanti operano nel mondo della giustizia. Abbassare le armi della reciproca conflittualità tra politica e magistratura è una condizione per arrivare a riforme condivise”. Invece, sulla proposta del vicepresidente del Csm Nicola Mancino in merito ad una redistribuzione più equa della composizione dell’organo dei togati il segretario del Pd la giudica un contributo al confronto politico. Insomma, anche per Veltroni è opportuno rivedere questo rapporto tra la componente laica e quella togata, in questa fase a vantaggio di quest’ultima. “Queste proposte -ha proseguito- il ministro della Giustizia del governo ombra del Pd, Lanfranco Tenaglia le ha illustrate ad Alfano in un recente incontro. Anche il contributo di Mancino è certamente importante e sarà oggetto del confronto che auspichiamo tra maggioranza e opposizione in Parlamento, coinvolgendo però anche le associazioni di magistrati e avvocati”.
Quanto alla limitazione delle intercettazioni più volte auspicata dal presidente del Consiglio, il giovane Walter è stato piuttosto ambiguo, parlando di uso delle intercettazioni limitato ai processi. Invece per quanto concerne la loro diffusione sui media il segretario del Pd ha posto un secco niet.
Quindi tra le due posizioni la convergenza sulla materia di riforma della Giustizia appare sempre più vicina. L’inciucio è, dunque, nell’aria. Si vede che per coprirsi a vicenda si è disposti ad andare a braccetto, anche se c’è sempre da superare il dosso dipietrista. Va comunque registrato che sul fronte della separazione delle carriere i due Poli sembrano ancora distanti. Mentre Berlusconi preme per una effettiva diversità delle funzioni, il leader del partito della supremazia morale tende a ribadire che “ogni modifica costituzionale che facesse diminuire l’autonomia della magistratura non sarebbe in realtà una riforma in senso garantista per i cittadini, aprirebbe al contrario un colpo nell’equilibrio istituzionale e politicizzerebbe ancora di più l’accusa mettendola sotto il controllo del governo”.
Insomma, su questo specifico punto i due Poli non convergono. Ma forse con un ulteriore suggerimento del presidente della Camera alla fine lo scoglio potrà essere superato. Accidenti a Craxi che operò il primo sdoganamento di Fini.

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