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Setola, dopo una fuga rocambolesca, l'arresto

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Giovedì 15 Gennaio 2009 – 16:07 – Enea Baldi stampa
Setola, dopo una fuga rocambolesca, l'arresto

Giuseppe Setola, il boss dei Casalesi, ritenuto a capo dell’ala stragista del clan, che polizia, carabinieri e parà stavano cercando per mari e per monti, riuscito a scampare all’arresto fuggendo attraverso le fogne, da una botola posta all’interno della camera da letto di un’abitazione a Trentola Ducenta (Caserta), è stato arrestato ieri a Mignano Montelungo, nel Casertano. Il nome di Setola compare sul sito internet del Viminale. E’ uno dei trenta latitanti “di massima pericolosità facenti parte del programma speciale di ricerca selezionati dal gruppo intervento interforze”, si legge sulla pagina web del ministero dell’Interno.
Questa è la sua scheda anagrafica: “Giuseppe Setola, nato il 5 novembre 1970 a Santa Maria Capua Vetere è ricercato dal 2008 per associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio e altro”. La sua foto compare accanto a quelle di altri “nomi eccellenti” del crimine: da Vito Badalamenti a Matteo Messina Denaro, da Giovanni Strangio a Domenico Condello. Il sanguinario e ricercatissimo Ras si trovava in casa in compagnia della moglie e di due guardaspalle. Insieme con questi ultimi due è fuggito attraverso la botola e, dunque, le fogne raggiungendo un’altra zona della cittadina. Setola ha percorso un chilometro e mezzo e poi è sbucato davanti ad un distributore di benzina Api, in via Nunziale Sant’Antonio, nei pressi del caseificio “la Normanna”, dove il boss ha rubato un’Alfa 145 ed è sparito nel nulla. Secondo quanto si è appreso, ad avvertire il boss dell’arrivo delle forze dell’ordine è stata una sentinella del clan, pure questa sfuggita al blitz. Nel rifugio del boss c’era tutto il necessario per sopravvivere ad una lunga latitanza. Non era una supervilla come era accaduto per altri gregari arrestati dai militari, ma un modesto locale di pochi metri quadrati, con un Cristo appeso alla parete, un letto matrimoniale e sotto un tavolino la botola che gli ha consentito di mettersi in salvo per la terza volta in pochi mesi. La residenza del boss era in un manufatto di un solo piano, con adiacente una cucina, e nascosto da un separé il bagno. Il nascondiglio di Setola era all’interno di un recinto in pietra di tufo costituito da questo monolocale, un piccolo capannone di pochi metri quadri in lamiera, e un altro locale, dichiarato pericolante, all’interno del quale si trovava un’altra botola pronta per essere usata in caso di necessità. All’esterno di questi locali alcune decine di chili di spazzatura perché la famiglia del boss per rendersi invisibile andava lontano a sversare i propri rifiuti. L’auto con la quale è fuggito Setola è stata ritrovata nel territorio giuglianese, in località Lago Patria.
Stefania Martinelli, la moglie di Setola è stata fermata dai carabinieri e condotta nella caserma del comando territoriale di Aversa dove è stata interrogata, tra gli altri, dal comandante provinciale di Caserta, colonnello Carmela Burgio e poi arrestata (non per favoreggiamento in quanto non previsto per i congiunti) ma per concorso in detenzione di arma e munizioni e per ricettazione (in questo caso un fermo di p.g.). Nel covo è stata infatti trovata anche una pistola con alcune cartucce.
Dalle indagini coordinate dai pm della Dda di Napoli Francesco Curcio, Marco Del Gaudio, da Raffaele Marino e da Lucio Di Pietro della Dna, è emerso - grazie anche alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luigi Diana, prima esponente di spicco del clan dei Casalesi - che il gruppo si era reso responsabile di una moltitudine di estorsioni a tappeto ai danni di numerose imprese edili, commercianti, imprenditori di qualsiasi genere dell’intera area Domizia e dell’immediato entroterra.
I fedelissimi di Giuseppe Setola erano stati tutti catturati nei mesi scorsi. Tra questi Alessandro Cirillo, Giovanni Letizia, Oreste Spagnuolo, Salvatore Santoro, Massimiliano Napolano, Mario Di Porto e Metello Di Bona
Dopo la rocambolesca fuga attraverso le fogne a Trentola Ducende la caccia a Setola si era fatta più serrata. Fino a ieri mattina quando in un’operazione congiunta di Dia, Guardia di Finanza e Polizia, è scattato l’arresto del latitante. Subito dopo sono stati posti sotto sequestro beni riconducibili a Setola e alla sua famiglia e ad alcuni suoi prestanome per un valore intorno ai 10 milioni di euro .

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