E’ stata una settimana densa di avvenimenti nel contesto della contrapposizione tra il governo cinese e i manifestanti tibetani che reclamano l’indipendenza. Venerdì davanti alla sede Onu di Kathmandu, un gruppo di giovani studenti tibetani ha protestato in nome del “Tibet libero!” durante tutta la mattinata, mentre Lhasa accoglieva un gruppo di diciassette diplomatici stranieri in visita nella capitale tibetana per testimoniare cosa realmente sta accadendo nella regione himalayana. Una visita ovviamente “guidata” dal governo cinese per dare in pasto ai media stranieri l’unica verità consentita, quella di Pechino. Contestualmente Angela Merkel ha dichiarato che non presenzierà alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Pechino che si inaugureranno la prossima estate. Si è subito pensato al boicottaggio, anche se il vice portavoce governativo ha subito smentito, sottolineando che la presenza del cancelliere tedesco non era prevista in alcun ambito inaugurale o sportivo. A detta del governo cinese, i monaci buddhisti che continuano a manifestare a Lhasa in favore del Tibet, non verranno puniti. Il Dalai Lama è di nuovo intervenuto per ricordare la sua disponibilità a collaborare con le autorità di Pechino al fine di raggiungere la pace e la stabilità. La sua posizione resta la stessa, ossia di opposizione all’indipendenza e di accettazione dell’autonomia regionale nel contesto della Cina: “Vi assicuro – ha ribadito il leader tibetano in esilio – che non desidero la separazione del Tibet. Né ho alcuna volontà di causare problemi tra il popolo tibetano e quello cinese. Io sono un semplice monaco che cerca di preservare la cultura del popolo tibetano, la sua lingua e la sua identità”. Restano però ancora molti interrogativi su come cultura, lingua ed identità tibetane possano essere preservate nel contesto di un’occupazione armata che dura da sessant’anni.