Anche Sua Maestà l’intelighentsia di regime si è accorta del caso Alitalia. Non che sia un male: sempre meglio tardi che mai. Tuttavia è veramente stucchevole leggere gli editoriali “indipendenti” e neo-lib-dem di ex politologi-tuttologi già considerati l’empireo del pensiero impegnato in Italia, ma oggi intrisi di sofismi e di discettazioni sulla crisi “irreversibile” che affligge la nostra compagnia di bandiera. Mettiamo il signor Angelo Panebianco, ex illuminato Teorico della Democrazia Imperfetta all’italiana (imperfetta perché non contemplava, fino al crollo del muro di Berlino, un’alternanza del Pci al governo di Roma). Studi americani - come peraltro tutti gli altri guru, da Pasquino ad Amato, da Boeri a Sartori - cattedra universitaria conquistata, opinionista del Corriere. Riassumiamo la sua “analisi”. Su Alitalia il gioco è partitico. Berlusconi è il “partito del nord”, Veltroni è il “partito di Roma”. La sinistra in cachemere, gli arcobaleni, è con Berlusconi in funzione anti-Pd; i centrini e con veltroni in funzione anti-cavaliere. I sindacati cercano di inserirsi in tali divisioni politiche. Ma - ecco l’illuminazione del Virtuoso - c’è “il rischio di continuare a far pesare sui contribuenti i costi di un’azienda in dissesto che si sarebbe dovuto far fallire oppure vendere già molti anni or sono”. E cioè ecco la speranza che la luce del liberismo prevalga sulle oscurità dello statalismo. Ma dov’era - da che parte stava, qual’era la sua analisi - questo signore quando la gran parte dei “timonieri”, un quindicennio fa si interrogava sul futuro dell’hub di Malpensa? Ma dov’era - da che parte stava, qual’era la sua analisi - questo signore quando l’Alitalia veniva fatta diventare un carrozzone-parcheggio per boiardi di partito? Ma dov’era - da che parte stava, qual’era la sua analisi - questo signore quando i sindacati “istituzionali”, la triplice, dettavano legge su assunzioni, mancati licenziamenti per disservizi od ostacolavano un virtuoso piano di “partecipazione dei lavoratori” Alitalia alla gestione e al rilancio dell’azienda? Ma dov’era - da che parte stava, qual’era la sua analisi - questo signore quando l’Alitalia veniva fatta a pezzi, separata dalle tecnologie e dalla manutenzione, eliminata dalle rotte di maggiore interesse nazionale? Forse si stava preparando all’esame di Stato per la professione di giornalista? No. Navigava tra Harvard e Berkeley e London School of Economics. Forse preparava il sacco liberista d’Italia.
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