“Manuale Cencelli”: pochi sanno veramente cosa sia, ma è ormai diventato sinonimo di lottizzazione politica, di spartizioni di poltrone, in pratica quasi un simbolo negativo della passata (?) cosiddetta prima repubblica. In realtà si tratta di una formula algebrico-deterministica utile per regolare la spartizione delle cariche pubbliche in base al peso elettorale di ogni singolo partito o corrente politica Fu ideata da un funzionario della Democrazia Cristiana, tal Massimiliano Cencelli, nel 1967, in occasione del congresso di Milano della Dc. C’era allora la necessità di individuare il peso da assegnare alla nuova corrente cosiddetta “dei pontieri” (perché doveva far da ponte tra maggioranza e sinistra scudocrociata) che faceva capo a Sarti, Cossiga e Taviani. La cosa funzionò bene e da allora il “manuale Cencelli” divenne riferimento per ogni formazione di maggioranze o intese. Copie di quel manuale evidentemente circolano ancora, ben dentro la “seconda repubblica”, ed una è certamente in possesso di Silvio Berlusconi. Cencelli e la sua formula magica hanno sicuramente ispirato il Cavaliere nella scelta e nella pesatura dei suoi ministri ed ancor più sono stati fondamentale riferimento nella nomina dei sottosegretari. Nemmeno le alchimie di Cencelli hanno però potuto risolvere il nodo dei vice ministri (del resto non pesati nella versione originale). Nonostante le dichiarazioni pubbliche più che concilianti ieri c’è stata infatti tensione dentro il centrodestra. An non è soddisfatta delle poltrone ricevute, la Lega idem e persino dentro Forza Italia sembrava nascere una maretta insidiosa tra italoforzuti della prima ora e rampanti dell’ultimo corso; per non parlare poi dei tanti altri fiancheggiatori del Pdl, ognuno preoccupato di trovare una poltrona per la sua sigla di riferimento. Nessuno lo ammetterà mai, nessuno pronuncerà mai quella parola proibita, ma senza il prezioso manuale di Massimiliano Cencelli la maggioranza avrebbe rischiato grosso. Non che così la brutta figura non ci sia stata. Dopo i ministri in tempo reale, un record assoluto del Cavaliere, i vice ministri rimandati a ottobre, proprio come gli scolaretti un po’ asini, sanno tanto di bocciatura. Del resto le poltrone da “quasi ministro” sono poche, cinque, massimo sette, e gli aspiranti troppi: meglio così rimandare a quando i ministeri saranno spacchettati e ci sarà posto forse per qualche delega in più, con tanti saluti ai dodici ministeri ed alla Bassanini. Il povero Bassanini tradito dai suoi aveva dovuto apprezzare persino il Cavaliere, l’unico ad attuare la sua riforma. Ora sembra tradito pure da Berlusconi. Ah, la politica per il popolo italiano? Che c’entra, quello è proprio un altro discorso.
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